La Romagna ad Amman: "Il mio ristorante nato per amore. Ho servito anche la regina Rania"

Luca Lelli, cuoco gambettolese e giramondo, gestisce il locale ‘Il marito di Hind’: "Ricette romagnole e ingredienti locali"

Luca Lelli detto Lello

Luca Lelli detto Lello

Cesena, 5 aprile 2024 – Joz Hind! Un nome così a un ristorante poteva darlo solo un romagnolo. ‘Il marito di Hind’ questo significa e così si chiama il suo ristorantino ad Amman, sulle alture di una collinetta – Jabal Weibdeh – una delle tante su cui è edificata la capitale della Giordania, che nemmeno i sette colli di Roma. Ma cosa ci fa un romagnolo doc, anzi un gambettolese in un Paese così lontano, e non solo geograficamente, dal nostro, con una cultura diversa, lingua diversa, cibo diverso. Eppure Luca Lelli, detto Lello, si è incuneato lì già da undici anni e non parla per ora di tornare al paesello. Merita saperne di più. Lello è arrivato in Giordania seguendo una stella cometa che era, ed è ancora, sua moglie Hind. Una storia come tante si dirà. E invece no, perché nelle storie più classiche lui porta lei a casa sua, nel suo Paese. Ma non è andata così e Luca fin dal 2011 ha amato subito – come non dargli ragione? – la Giordania con tutto il bene e il male che il Paese gli ha messo sul piatto. E da stagionale che era, ma con una curiosità per il mondo senza confini, e la passione per le storie dei popoli, ha deciso di vivere fino in fondo quella esperienza, senza tentennamenti e senza limitazioni. Sposata Hind dopo una settimana. Passione e pazzia da bolla di sapone che poi scoppia e tutto torna come prima? Macchè, Lello invece fa sul serio. E senza pensarci troppo si prende un localino visto di passaggio in zona Paris Square, non mette nemmeno una insegna ma piuttosto un paio di tele stampate romagnole e comincia a cucinare.

“Avevo sempre la passione della cucina – racconta – cucinavo con la mia nonna Assunta, ma non altrettanto quella per lo studio. Ho preso sì un diploma al Macrelli ma poi appena finito sentivo proprio il bisogno di cambiare aria, per cui me ne sono andato subito in Australia. Ma ancora non cucinavo professionalmente. Cucinavo solo negli ostelli per me e per gli altri che apprezzavano. E naturalmente anche qui ad Amman". Quindi, di tendenza, Luca è un giramondo con la passione per la cucina. Un mix vincente senza dubbio. Ma nel mix c’era un altro ingrediente fondamentale, l’esperienza dei piatti tradizionali della nonna di Ardiano. "Ogni tanto faccio il ragout – racconta – ma soprattutto qui uso ingrediente locali, e poi mi invento piatti nuovi, ogni giorno cambio menu…e quello che facciamo noi non lo fa nessun altro, così col passa parola ci siamo fatti conoscere nella comunità del quartiere. È venuta anche la regina Rania, a piedi, con la segretaria, un fotografo e la immancabile guardia del corpo".

Joz Hind dunque, 30 coperti al massimo, nessuna insegna, Luca chef e due aiutanti sul campo e magari, tra un poco, anche Jamal il figlio di otto anni di Luca e Hind. E l’ambientazione? Problemi zero o quasi, Luca è socievole come tutti i romagnoli, e ha colto subito lo spirito del luogo, paesano si direbbe, pur in una metropoli di 5 milioni di abitanti. La gente è aperta, socievole e cordiale, ci si aiuta, mentalità un po’ vecchia maniera ma in fondo sana. Insomma Luca è contento. Ma avrà un sogno al di là del business che gira bene? "Ah certo, vorrei fare un agriturismo non troppo lontano da Amman. Penserei di coltivare ulivi, mandorli, melograni,mi piacerebbe nella zona di Iraqi Al Amir (nel nord). Anche perché io non sono uno da città, per carità qui ho il mio microcosmo, perché abbiamo anche la casa qui vicino, poi insomma sono uno di Gambettola abitavo vicino alla stazione, si può immaginare…"

Ma il lavoro ne ha risentito da quando c’è la guerra a Gaza? "Non direi, io non ho perso clienti, diverso è sul piano psicologico. Hind è molto coinvolta e anche io avevo fatto volontariato là, nel 2012. Ho fatto due mesi in una fattoria, tra Hebron e Betlemme, nella West Bank, che è tutta circondata da coloni ebrei. Era una famiglia cristiana e non poteva lasciare l’azienda perché era della nonna e non volevano lasciarla. Io sono stato bene ma la situazione era già penosa, non potevo entrare e uscire liberamente, c’era la polizia israeliana che bloccava o almeno indagava chi eri dove andavi perché, e sai com’è quando hai i soldati in mezzo non sai mai cosa ti può succedere". E ora Luca è qui, e non smetterebbe mai di raccontare soprattutto delle amare esperienze che stanno facendo nel giro delle conoscenze, tipo i genitori dei bambini nella classe di Jamal, alcuni uccisi. O la ragazza, riminese di origine ma ormai più palestinese che italiana, che lavorava a Gaza, un compagno palestinese e un figlio di 7 anni, ma che non può più tornare nella loro casa di Ramallah. E ancora un compagno di Jamal, di Gaza, che è malato di cancro e ha perso tutta la famiglia. I bambini della classe sanno che non devono parlargli di Gaza e del suo problema, ma Jamal sa perché Luca e Hind non gli nascondono la realtà, lo portano alle manifestazioni sia a quelle riservate ai bambini sia a quelle generiche, insomma lui è consapevole… In casa la famiglia Lelli ha boicottato perfino il Natale per dare un segnale forte… Ma soprattutto ha messo un cartello sulla porta del suo ristorantino che la dice lunga sulla sua posizione. Ce l’hai ancora il cartello lì fuori? "Sì, sì quello sta lì…Puoi immaginare Hind per la storia di suo padre è molto di parte e anche io, per la verità. Frequentavo i centri sociali e lì della Palestina si è sempre parlato… Boh ho perso un po’ la speranza nell’umanità".