REDAZIONE CESENA

Calzaturiero, un 2024 amaro. Tutti gli indicatori in picchiata

Export diminuito del 9,2% in valore, scende il fatturato e rallenta significativamente la produzione. Gli operatori del settore si attendono un’inversione di tendenza solo nella seconda parte del 2025. .

Una fase di lavorazione in un’azienda calzaturiera (repertorio)

Una fase di lavorazione in un’azienda calzaturiera (repertorio)

I numeri, impietosi, confermano quanto sia stato amaro il 2024 per l’industria calzaturiera italiana: secondo il report del centro studi di Confindustria per Assocalzaturifici, rilasciato nei giorni scorsi, tutti gli indicatori presi in esame per accertare lo stato di salute del comparto sono negativi, a partire dall’export (-9,2% in valore rispetto a gennaio-settembre 2023). La forte riduzione degli ordinativi ha avuto, naturalmente, pesanti ripercussioni sia sull’attività produttiva (-18,9%), sia sul fatturato (-9,7%). Il polo calzaturiero di San Mauro Pascoli non fa eccezione, anzi: da queste parti, il grido d’allarme è stato lanciato già negli ultimi mesi del 2023, quando i contoterzisti hanno visto azzerare, senza preavviso, gli ordinativi da parte delle grandi griffe internazionali. La crisi ha continuato a mordere per tutto il 2024, certificata dai rapporti periodici sull’export dei distretti industriali emiliano-romagnoli, elaborati dall’ufficio ricerche Intesa San Paolo.

Quali sono, allora, le prospettive per l’anno appena cominciato? Lo abbiamo chiesto a Marco Piazzi, direttore generale di Pollini e attuale presidente del Cercal, e a Manuela Alfinito (Femca Cisl Romagna). "Ci aspettiamo i primi segnali di un’inversione di tendenza solo nel secondo semestre del 2025 – premette Marco Piazzi –: la parola d’ordine, ora, è resistere". Già, resistere e sperare che si arrivi a una soluzione dei vari conflitti in atto, sia sul fronte russo-ucraino che su quello mediorientale: le tensioni geopolitiche sono state, senza dubbio, una delle cause principali del rallentamento del mercato del lusso, assieme al passo indietro registrato da alcune importanti economie - Germania in primis. "La sopravvivenza del distretto dipenderà anche dal sostegno che riceveremo dalle istituzioni: abbiamo il dovere di non disperdere le competenze della filiera, in modo da farci trovare pronti quando gli ordini ripartiranno". Tra le evidenze emerse dal rapporto Assocalzaturifici c’è anche la maggior sofferenza della calzatura con tomaia in cuoio – caratteristica della scarpa elegante, il focus di San Mauro – rispetto a quella con tomaia in gomma (le classiche sneaker), il cui export è addirittura cresciuto del +8,2% in volume. "È la moda – sintetizza Piazzi – in questo momento prevale l’informale, le scarpe sportive sono più facili da vendere, non richiedono occasioni e hanno, mediamente, un prezzo più basso. Ma le nostre creazioni – la scarpa formale, il sandalo gioiello – non cesseranno certo di esistere e far sognare le persone". "In questo momento, a San Mauro, ci sono famiglie intere in cassa integrazione". Esordisce così Manuela Alfinito, referente del comparto Femca Cisl per la Romagna: l’attesa, ora, è per il tavolo di lavoro convocato a metà gennaio, al quale siederanno Vincenzo Colla, neovicepresidente della Regione, i sindaci dell’Unione comuni del Rubicone e le rappresentanze sindacali.

"Chiederemo l’ulteriore estensione degli ammortizzatori sociali, per ‘traghettare’ le aziende anche attraverso il primo semestre del 2025 – spiega -. Due realtà storiche e artigianali del distretto hanno già chiuso i battenti l’anno scorso, ma la crisi sta colpendo anche le grandi aziende: attualmente tutte – tranne due, acquisite da colossi internazionali – stanno utilizzando la cassa integrazione". La crisi, secondo Alfinito, è dovuta anche a un cambiamento globale dei gusti delle persone, in particolare delle giovani generazioni: "per mantenere vive le aziende, dunque, dobbiamo saper cogliere il cambiamento, essere presenti, lavorare ancora di più sulla formazione, sull’attrazione dei talenti, sulla capacità di comunicare e valorizzare il nostro prodotto".

Maddalena De Franchis