
L’assessore Christian Castorri con il sindaco Enzo Lattuca al Manuzzi
Sulla vicenda Curto, è intervenuto l’assessore allo sport del Comune di Cesena, Christian Castorri, anche tifoso bianconero.
Assessore, cosa ne pensa?
"Incomprensibile. Nel dispositivo col quale si stabilisce la decisione di tenere il nostro difensore lontano dal campo per cinque turni, viene fatto riferimento esclusivamente al paragone con Jackie Chan. Dunque non ci siamo persi nulla. E proprio per questo credo che la decisione sia spropositata. Il riferimento al noto attore a mio avviso poteva, invece, essere letto come una frase distensiva per strappare un sorriso in un momento di tensione del match".
Niente razzismo, dunque? "Quello del razzismo è un tema importantissimo, purtroppo sempre attuale e drammatico. Serve che tutti, ognuno nel suo ambito, lavorino con forza per sradicarlo dalla società, senza cadere in situazioni controproducenti".
Come quella che ha coinvolto l’atleta bianconero?
"In questo contesto si rischia di perdere credibilità, favorendo chi tenta di annacquare il problema. E’ prima di tutto questo aspetto che mi rattrista. Lo ripeto, con forza: il razzismo deve essere affrontato in modo serio. Nel caso specifico invece rischia di restare soltanto un’ombra, immeritata, su un atleta". Quali i canali virtuosi da seguire?
"Lo sport può fare tanto. I segnali incoraggianti non mancano. Leggo sul Carlino dell’allenatore del settore giovanile della Cesena Basket 2005 che durante una partita della prima squadra è andato personalmente a zittire i tifosi che stavano mancando di rispetto a un avversario: un gesto bellissimo, che probabilmente ha insegnato molto di più rispetto a un intero allenamento. Casi come questo devono fare da volano al senso civico della comunità".
Come giudica le associazioni sportive del territorio?
"C’è grande disponibilità a guardare avanti. Il contesto non è semplice, spesso le questioni organizzative dell’immediato assorbono tante energie che allontanano l’attenzione dalla prospettiva di lungo termine, anche sotto l’aspetto della formazione degli atleti".
Si può essere ottimisti?
"Sì. L’aspetto educativo dello sport sta diventando prioritario per tutti, a partire dalle famiglie di ragazzi e ragazze, che lo chiedono con forza alle società. I tempi sono cambiati, i luoghi di aggregazione di un tempo non ci sono più e il vuoto viene riempito da altro. Lo sport può e deve essere un mondo virtuoso, all’interno del quale stringere amicizie e imparare valori".
Luca Ravaglia