PAOLO MORELLI
Cronaca

"Condannate medico e clienti". Le richieste della Procura di Forlì al processo per i falsi certificati

L’inchiesta imperniata sull’attivita di un medico ligure nacque a Cesena durante i ‘No Paura Day’. Alcuni imputati hanno evitato il processo chiedendo l’ammissione a lavori socialmente utili.

"Condannate medico e clienti". Le richieste della Procura di Forlì al processo per i falsi certificati

"Condannate medico e clienti". Le richieste della Procura di Forlì al processo per i falsi certificati

La condanna di 14 imputati del processo per le false certificazioni per ottenere l’esenzione dalla vaccinazione anti-Covid o dall’uso della mascherina protettiva è stato chiesto dal pubblico ministero Alessandra Dati nell’udienza di ieri del processo che si sta svolgendo davanti al giudice monocratico Marco De Leva.

Al centro della vicenda c’è Roberto Santi, un medico di 71 anni di Sestri Levante, in provincia di Genova, che in epoca Covid era diventato molto popolare tra i no-vax e no-mask e poi era stato sospeso per dieci mesi dall’Ordine dei medici della Liguria. Santi era salito sul palco degli oratori al primo ‘No Paura Day’ a Cesena, poi era tornato altre volte per le manifestazioni (in totale furono 35) che di solito si svolgevano il sabato pomeriggio. Così era stato contattato da persone che affermavano di avere seri motivi per non indossare la mascherina e che avevano ottenuto certificati con l’esenzione via mail, pagando un regolare onorario.

Proprio da una di queste manifestazioni cesenati era partita l’inchiesta che ha dato vita al processo in corso: un poliziotto aveva controllato alcune persone che non indossavano la mascherina, allora obbligatoria, e si era visto esibire certificati di esenzione rilasciati dal dottor Roberto Sandi. Le indagini avevano accertato che le persone non erano state visitate, per avere il certificato erano state sufficienti le dichiarazioni di chi chiedeva la certificazione. Accertamenti, perquisizioni e intercettazioni condotte dalla polizia di Stato avevano portato a 21 avvisi di garanzia, uno dei quali destinato al dottor Santi. Durante lo sviluppo dell’inchiesta sette persone hanno chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali per svolgere lavori socialmente utili in modo da evitare il processo. Gli altri sono andati a giudizio, ma cinque hanno chiesto di essere processati col rito abbreviato che snellisce la procedura (si svolge a porte chiuse in camera di consiglio) e prevede una riduzione della pena in caso di condanna.

I reati contestati sono falso ideologico, utilizzo di certificazioni sanitarie false e ricettazione. Quest’ultima imputazione riguarda solo un uomo che aveva ottenuto la certificazione facendola richiedere dalla moglie; per lui, a giudizio col rito abbreviato, la Procura della Repubblica ha chiesto la condanna a sei mesi e venti giorni di reclusione. Per tutti gli altri la pena chiesta dalla pubblica accusa è stata di tre mesi e dieci giorni di reclusione.

I difensori hanno chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati sostenendo che le certificazioni erano regolari, soprattutto considerando che durante il Covid i movimenti erano difficili. La sentenza è attesa tra una decina di giorni.