C’è anche un uomo residente a Cesenatico fra le tre persone arrestate per aver corrotto dei funzionari della Costa d’Avorio con lo scopo di estrarre preziosi minerali e oro in zone proibite. Gli investigatori non si sbilanciano, ma sembra si tratti di una persona non originaria della zona, ma da qualche tempo trasferitasi in riviera come residenza.
È emerso ieri nell’ambito dell’operazione di polizia a cui hanno partecipato le squadre mobili di Forlì-Cesena e Roma, assieme al personale della polizia del Commissariato di Bovalino e della squadra mobile di Reggio Calabria che hanno seguito il caso per conto della Procura di Locri.
Al centro delle indagini ci sono uomini accusati di corruzione internazionale nei confronti di funzionari ivoriani e trasferimento fraudolento di valori, in esecuzione di una ordinanza emessa dal gip su richiesta della Procura calabrese. Dall’inchiesta, denominata "Tutto il mondo è paese", avviata nel 2020 dal Commissariato di Bovalino con il coordinamento della mobile reggina, ci sono tre indagati di cui sono state fornite soltanto le iniziali (S.C., D.M. e P.G.), i quali avevano costituito nel 2017 due società di diritto ivoriano, una per il commercio e l’estrazione di prodotti minerari e petroliferi e l’altra di import-export, utilizzata, secondo l’accusa, per finanziare la prima, in cui il socio occulto sarebbe stato S.C., un uomo ritenuto contiguo alla cosca di ‘Ndrangheta dei Marando di Platì. L’inchiesta evidenzia la minacciosa presenza delle cosche malavitose calabresi in attività imprenditoriali-criminali all’estero, ma con addentellati anche in Romagna.
Secondo le indagini, tramite la prima società gli indagati chiedevano l’autorizzazione per la ricerca e l’estrazione semi industriale di oro, su terreni situati in un Parco nazionale e che, per tale motivo, non poteva essere rilasciata. Per ottenerlo gli indagati avrebbero corrotto dei funzionari della Repubblica della Costa D’Avorio.
Sempre secondo l’accusa, infatti, in tempi diversi e con il concorso di cittadini della Costa D’Avorio, avrebbero corrotto prima il direttore regionale delle Miniere e della Geologia di Yamoussoukro e poi il direttore dell’Ufficio ivoriano dei Parchi e delle riserve.
g.m.