
di Annamaria Senni
Si celebrerà domani alle 15 nella chiesa parrocchiale delle Vigne la messa di esequie per Davide Calbucci, il 49enne cesenate ucciso il 19 dicembre al parco delle Vigne per mano del vicino di casa Gabriele di Giacomo. L’annuncio funebre, accanto al nome di Davide, reca tra parentesi il soprannome ‘Tinco’, con cui soleva essere chiamato. A darne il triste annuncio oltre alla moglie Iwona (che si è promessa di cercare giustizia per il marito, se necessario, tutta la vita), i figli Ambra (che ha compiuto 14 anni il giorno dopo che è morto il padre), Malvina e Ariel, ci sono tutti i parenti che già ieri pomeriggio, presso la camera mortuaria, erano andati per dare l’ultimo saluto a Davide.
Oggi alle 17 si celebrerà un rosario sempre nella chiesa delle Vigne. Dopo il rito funebre, per espressa volontà di Davide, si procederà alla cremazione al cimitero di Rimini. Quello che chiede la famiglia, affranta dal dolore, non sono fiori, ma opere di bene. Eventuali offerte verranno devolute anche attraverso una raccolta fondi organizzata dalla nipote dell’uomo per la famiglia che in questo momento di dolore non riesce ad occuparsi di tutto. C’è chi su facebook, sul gruppo ‘sei delle Vigne…’, propone poi di intitolare un viale (magari quello del parco) a Davide, o chi vorrebbe mettere una targa nella panchina in cui era solito sedersi. Il nulla osta per il funerale è stato rilasciato dall’autorità giudiziaria dopo la conclusione degli esami autoptici.
I tempi si sono allungati a causa dell’ulteriore approfondimento sulla dinamica dell’omicidio e su alcune fondamentali circostanze, da parte dell’anatomopatologa Donatella Fedeli chiamata a far luce sulle cause della morte. Il consulente ha proceduto martedì scorso all’autopsia e giovedì ha eseguito un ulteriore accertamento. Tra trenta giorni sarà depositata la consulenza. Gabriele di Giacomo, il 65enne di origini siciliane reo confesso, ora in carcere a Forlì per omicidio aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione, ha sostenuto di aver reagito agli attacchi verbali e fisici del vicino con cui non correva buon sangue da molti anni. Quella mattina al parco, davanti agli occhi di due fondamentali testimoni che contestano il racconto dell’omicida, avrebbe estratto un coltello (tenuto per raccogliere erbette di campo) dal cestino della bici (‘dalla tasca!’ dice un testimone) e si sarebbe scagliato sul corpo della vittima colpendolo ripetutamente fino a provocarne la morte.