Fallimento Cesena calcio, 29 indagati. Sequestrati beni per 9 milioni

Indagini su false plusvalenze e compravendite di calciatori tra la società bianconera e il Chievo

Fallimento Cesena Calcio, 29 indagati (foto d'archivio Cusa)

Fallimento Cesena Calcio, 29 indagati (foto d'archivio Cusa)

Cesena, 12 luglio 2019 – Divieto di esercitare l'attività d'impresa. Questa la misura interdittiva disposta dal giudice delle indagini preliminari di Forlì, Monica Galassi, a carico del principale indagato nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento del Cesena Calcio. La Guardia di Finanza, che ha eseguito l'ordinanza, ha effettuato il sequestro preventivo di beni per il valore complessivo di circa 9 milioni di euro.

L'operazione ha preso le mosse da un'attività informativa svolta nel febbraio del 2018 in merito a possibili condotte illecite connesse alle compravendite di giovani calciatori avvenute tra la società fallita (già militante nel campionato di calcio di serie B) e il Chievo Verona.

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La Procura della Repubblica di Forlì ha immediatamente avviato il relativo procedimento penale per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e i reati tributari di emissione e utilizzo di fatture false. Secondo l'accusa, negli anni dal 2014 al 2018, il Cesena Calcio e il Chievo Verona si sarebbero rese protagoniste della compravendita (“a valori del tutto sproporzionati”, si legge in una nota della Finanza) di calciatori minorenni solo formalmente: il giocatore, in pratica, non si trasferiva mai nella nuova società in ragione della contestuale stipula del 'prestito'. I giovani atleti, che non sarebbero mai stati utilizzati dalla società acquirente, venivano invece 'prestati' a squadre dilettantistiche.

Le false plusvalenze nel periodo 2014-2018 ammonterebbero a quasi 30 milioni di euro. Un escamotage, ritengono le Fiamme Gialle, “per mantenere in vita una società che avrebbe dovuto richiedere l’accesso a procedure fallimentari da diversi anni e che continuava ad omettere con sistematicità il versamento delle imposte trasformando tale espediente straordinario nella normalità della gestione imprenditoriale”. Il debito accumulato con l’Erario ammonterebbe a oltre 40 milioni di euro.

Tali illecite operazioni, che sarebbero confermate da alcuni indagati nel corso di conversazioni telefoniche intercettate, avrebbero comportato la completa alterazione dei bilanci delle due società in modo da riportare in positivo i risultati di esercizio pur essendo, in realtà, in perdita. Inoltre, grazie ai presunti artifici contabili adottati, le due società hanno potuto formalmente rispettare le norme imposte dalla Federazione Italiana Gioco Calcio e ottenere così l’iscrizione ai campionati di serie A e B nelle ultime quattro stagioni sportive.

AI reati tributari si sommano quelli di natura fallimentare che, peraltro, avevano portato la Procura della Repubblica di Forlì a richiederne il fallimento poi disposto nell’agosto del 2018. Secondo le accuse, sarebbero numerose le distrazioni poste in essere anche dallo stesso presidente del Cesena Calcio che, nei giorni caldi del luglio 2018, avrebbe continuato a farsi pagare fatture per operazioni inesistenti.

Il provvedimento emesso ha l'obiettivo di recuperare somme complessive pari a: 3,7 milioni di euro nei confronti del Chievo Verona e del suo attuale presidente; 5,3 milioni circa nei confronti del Cesena Calcio e società satellite, oltre che del suo ex presidente e di altri 2 indagati. In totale sono 29 le persone indagate nel procedimento penale.