
Il dottor Michele Gaudio è il presidente dell’ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Forlì-Cesena
Dottor Michele Gaudio, presidente dell’ordine dei medici di Forlì-Cesena, c’è carenza di medici di base?
"Rispetto a qualche mese fa la situazione è in miglioramento. Il concetto base dell’assistenza sanitaria è che deve essere di prossimità. Se una persona di 70 anni che abita in zone periferiche, per andare dal medico deve scendere al paese più vicino a 15 km, allora c’è qualcosa che non va. I colleghi sono diventati merce rara. Se si chiede a un medico di aprire un ambulatorio su un ‘greppo’, naturalmente, preferisce aprirlo in città".
Ci sono zone in cui è più difficile trovare un medico di base? "Il problema grosso è nelle zone di collina e di montagna, nei paesini e nelle frazioni. Ogni tanto mi arrivano lettere di cittadini che lamentano di avere medici di base lontano da casa".
Quanti pazienti ha un medico di base?
"Arrivano a 1800 unità, un carico particolarmente elevato aggravato dalla transizione demografica che stiamo vivendo, ossia dal fatto che stiamo diventando una popolazione di anziani polipatologici con numerose problematiche. A questo si aggiunge un pesantissimo carico burocratico".
Quali le mansioni per un medico di base?
"Oltre alle visite e telefonate, qualsiasi cosa richiede un carico informatico sul computer non indifferente. Ad esempio Forlì-Cesena è una delle province sperimentali che dal primo gennaio richiede che i medici di base compilino i nuovi certificati di disabilità. Compilare quel certificato è un procedimento lunghissimo". C’è una fuga dei medici di base?
"In generale c’è carenza di medici, perché in passato sono stati fatti grossolani errori di programmazione sul numero chiuso degli accessi alla facoltà di medicina, per cui mancano medici di base ma anche medici specialisti ospedalieri. Poi le condizioni di lavoro stressanti per un medico comportano il fatto che molti colleghi preferiscono andare nel privato dove hanno condizioni lavorative migliori: lavorano meno ore e lavorano in maniera più tranquilla". I pazienti sono esigenti?
"No, ma sono ben consapevoli del loro diritto alla salute".
Gli stipendi sono alti?
"Dipendono dal numero dei pazienti. Gli stipendi dei medici italiani sono agli ultimi posti rispetto alla media degli stipendi europei, e questo è un altro problema".
Dopo il Covid è cambiato qualcosa nella sanità?
"Il Covid fondamentalmente è stato un stress per tutto il sistema sanitario nazionale. Si pensava che servisse come esperienza per migliorare tutto il sistema, ma per ora non c’è stato un miglioramento. Siamo tornati a una normalità che non è ottimale: ossia liste di attesa lunghissime e fughe dei pazienti verso il privato".