REDAZIONE CESENA

In coda sotto al gazebo: "Dateci più sedie"

L’attesa media ieri mattina era di venti minuti. File ordinate e ombra. Ma c’è chi si lamenta: "Fateci entrare"

In fila per un posto al sole. Anche se magari all’ombra sarebbe stato meglio. In questi giorni diversi cesenati hanno lamentato qualche disagio durante le file per accedere alle vaccinazioni anti-Covid nei padiglioni di Cesena Fiera. Il nervo scoperto segnalato con più frequenza è quello della necessità di dover attendere il proprio turno all’aperto, facendo fonte alle calde temperature di questi giorni, che possono rappresentare un disagio particolarmente pesante per le fasce più deboli della popolazione.

A onor del vero, davanti all’ingresso sono da tempo state collocate delle strutture tendate che riparano dalle intemperie anche se ovviamente l’ampiezza dei coni d’ombra creati muta nel corso della giornata. Sotto alla struttura sono anche collocate diverse sedie per alleggerire l’attesa, ma nei momenti di picco una parte dei ‘vaccinandi’ è costretta ad attendere in piedi.

C’è chi chiede di aggiungere altri posti a sedere e chi di valutare la possibilità di prolungare l’attesa all’interno della struttura (nei locali climatizzati) piuttosto che al suo esterno. C’è anche chi ha citato assembramenti chiedendo di divedere le file tra chi è alle prese con la prima dose e chi col richiamo.

Questo sembrerebbe però un falso problema, perché i tempi di attesa vengono dettati dalla capacità di rendere fluido il percorso interno e dunque la differenza la fa eventualmente il numero di operatori al lavoro piuttosto che una divisione per categorie che per ottimizzare i tempi a favore di tutti gli utenti dovrebbe forzatamente essere annullata in fase di inoculazione dei vaccini.

Ieri a metà mattina abbiamo effettuato l’ennesimo sopralluogo in Fiera: l’attesa media per accedere alla struttura era di circa venti minuti, con gli ingressi regolamentati dal personale all’ingresso. I posti a sedere non bastavano per tutti, ma le distanze di sicurezza erano rispettate.

"Certo, il caldo di metà giugno si fa sentire – commentavano due ragazzi reduci dalla vaccinazione – ma i disagi sono contenuti dall’efficienza della macchina organizzativa. Se questo serve a mettersi alle spalle una volta per tutte l’incubo del virus, il sacrificio è decisamente ben speso".

C’è però anche chi la vede diversamente: "Basterebbero poche migliorie a costo zero, come percorsi definiti fin dall’inizio per richiami e prime dosi, così da evitare assembramenti nella coda all’inizio, dove spesso non si riesce a stare al riparo dal sole. L’organizzazione attuale andava bene due mesi fa quando si facevano meno vaccini e pochi richiami".

Luca Ravaglia