"Mi hanno sequestrata". Assolti i suoi due amici

La ragazza era partita per il Marocco con i due giovani, poi li ha accusati di averla derubata e tenuta segregata per 17 giorni. Prosciolti in appello.

"Mi hanno sequestrata". Assolti i suoi due amici

"Mi hanno sequestrata". Assolti i suoi due amici

-Assolti dalla corte d’Appello di Bologna un 24enne residente a Cesena, originario del Marocco e un 33enne di Alessandria che erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 5 anni e 4 mesi di reclusione e a 5 anni e 3 mesi per rapina, violenza privata, minaccia e lesioni nei confronti di un’amica 28enne di Alessandria.

I fatti risalgono a fine giugno del 2018 quando i tre amici decidono di fare un viaggio in Marocco e di fermarsi a casa dei parenti del 24enne di professione fotomodello.

La ragazza aveva comprato i biglietti di viaggio per tutti e tre confidando che i due amici le avrebbero restituito i soldi. L’idea era di affittare un’auto e girare il paese, e a sobbarcarsi le spese del noleggio sarebbe stata sempre la giovane 28enne. I litigi iniziano quando la ragazza insiste per farsi ridare indietro i soldi prestati, ma gli amici si rifiutano e secondo il racconto della giovane le chiedono altri soldi. A quel punto la 28enne minaccia di denunciarli e la situazione precipita.

I due amici, è emerso al processo di primo grado, avrebbero sottratto il passaporto alla ragazza per non farla rientrare a casa per paura che lei li denunciasse, avrebbero tagliato le gomme dell’auto noleggiata per impedirle di recarsi in aeroporto e in un’occasione avrebbero afferrato la giovane per la maglia, facendole sbattere la testa contro il muro e dicendole che se li avesse denunciati avrebbero ucciso lei e la sua famiglia.

L’aggressione violenta si sarebbe verificata nella casa dei parenti del ragazzo marocchino. La giovane racconta che stava filmando la scena, e i due amici le avrebbero strappato il telefono di mano schiacciandolo a terra e distruggendolo, l’avrebbero buttata a terra causandole ecchimosi sulle braccia e sulle gambe continuando a minacciarla di morte. Intanto i genitori della giovane in Italia erano preoccupati perché la figlia non faceva ritorno a casa e non era più rintracciabile al telefono.

La giovane, a suo dire, sarebbe stata trattenuta in Marocco per 17 giorni contro la sua volontà. Grazie all’aiuto degli zii del 24enne marocchino la ragazza è riuscita a rientrare a casa, ha presentato denuncia e poi l’ha ritirata, ma il processo di primo grado è andato avanti d’ufficio. La corte ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo per insussistenza del fatto.

A difendere gli imputati gli avvocati Riccardo Luzi e Flora Mattiello. L’appello era incentrato sul fatto che le accuse si basavano solo sull’attendibilità della persona offesa e mancavano prove oggettive e testimoni.

Annamaria Senni