ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Occupano un alloggio del Comune: rischiano fino a tre anni di carcere

Ieri a processo coniugi sessantenni cesenati già assistiti dai Servizi sociali. Il marito si sarebbe introdotto in un’abitazione sfitta spiombando il contatore dell’acqua. L’avvocato: "Era malato, l’ha fatto per necessità"

di Annamaria Senni

Rischiano da uno a tre anni di reclusione i due coniugi sessantenni comparsi ieri in tribunale a Forlì per rispondere dell’accusa di invasione di terreni ed edifici e di deturpamento e imbrattamento di cose altrui.

La coppia era già finita alla ribalta delle cronache perché per mesi, nel 2020, aveva manifestato davanti al municipio, soggiornando anche sotto al loggiato del Comune di Cesena per ottenere una casa popolare.

Si tratta di una vicenda raccontata in passato dal Carlino, poi riproposto da un’interpellanza della Lega e su cui l’amministrazione comunale aveva cercato di far luce.

La vicenda è arrivata ora fin dentro le porte del palazzo di giustizia. Un iter lungo e complesso cominciato nel 2019, quando la coppia, allora non residente a Cesena, era entrata in contatto con i servizi sociali perché bisognosa di un tetto sotto cui stare.

I coniugi avevano raccontato di non avere più una casa in seguito all’interruzione del loro programma di protezione per collaboratori di giustizia. I due non erano residenti a Cesena e non potevano per questo motivo ottenere un alloggio popolare al di fuori delle graduatorie di legge. Malgrado ciò, sono stati assistiti dai servizi sociali e hanno ricevuto anche contributi economici. Non sono quindi stati ignorati dal Comune.

Ai coniugi erano state proposte diverse soluzioni alternative da subito rifiutate. Finché, nell’aprile 2020 uno dei due coniugi si sarebbe introdotto in un alloggio sfitto del Comune che aveva, a suo dire, trovato aperto. Un’azione illegittima con conseguenze penali.

L’occupante abusivo (il marito) avrebbe anche manomesso e ‘spiombato’ il contatore dell’acqua di pertinenza dell’alloggio. A sua discolpa, l’imputato (difeso a processo dall’avvocato Raffaele Pacifico) ha sostenuto che a quei tempi era malato e che si sarebbe introdotto nell’edificio per necessità e senza deturpare l’ambiente.

È finita imputata davanti al giudice Chiara Serafini e al pubblico ministero Anna Rava, anche la moglie dell’uomo, difesa dall’avvocata Francesca Battistini. Ieri in tribunale sono stati sentiti i due coniugi e il processo è stato rinviato al 30 maggio per la discussione.