ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Ristorazione ‘salata’. A tavola i rincari si fanno sentire di più

L’inflazione non ha colpito tutto allo stesso modo: i carburanti sono calati negli ultimi due anni, aumenti più contenuti per gli alimentari (dice l’Istat...).

Estate 2025, o quasi. Fare la spesa costa sempre di più, così come andare in vacanza, a cena al ristorante, o a fare colazione al bar. E tra gli osservati speciali non mancano caffè e cacao. Ma, diciamocelo, a guardarci bene, tutti i prezzi sembrano cresciuti. Una tendenza iniziata col Covid e proseguita con la guerra in Ucraina, fino a che è diventato quasi naturale vedere prezzi folli ormai ovunque. In crescita pane, riso, carne e uova. Scende leggermente la frutta, ma salgono i vegetali. Prezzi alle stelle, e aumento dei costi di prima necessità che è stato avvertito in particolare negli ultimi mesi, con un’impennata da maggio in poi. Dando un’occhiata ai dati Istat per la provincia di Forlì-Cesena, elaborati dall’osservatorio prezzi e tariffe del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, i prodotti alimentari non sembrano aver subito grosse variazioni da aprile 2024 ad aprile 2025. Partiamo proprio da qui, dagli scaffali dei supermercati. I dati sono tutti relativi alla nostra provincia. Un chilo di pasta di semola di grano duro ad aprile 2025 (ultimo dato disponibile) costava da un minimo di 1.06 euro a un massimo di 3.38 euro. Ad aprile del 2024 i prezzi variavano da un minimo di 1.28 euro a un massimo di 3.30 euro. Un chilo di farina non ha subito variazioni: da un minimo di 0.58 (2024 e 2025) a un massimo di 2.19 euro (2024 e 2025). Ma non è così per tutti i prodotti. Un chilo di burro ad aprile 2025 costava da un minimo di 9.50 euro a un massimo di 16.70 euro, mentre nello stesso periodo del 2024 i prezzi di un chilo di burro variavano da 8.28 euro a 15.90. I cereali per la colazione (un chilo) ad aprile 2025 costavano da 3.36 euro a 10.20, mentre l’anno precedente variavano da 3.35 euro a 8.77 euro.

"Tutto sommato – dice Graziano Gozi, direttore Confesercenti Cesena e Ravenna – se facciamo riferimento all’ambito commercio e pubblici servizi, ci sembra di rilevare che i prezzi non sono cresciuti molti nell’ultimo anno, anche perché c’è stata un’inflazione bassa che ha aiutato a contenere gli aumenti, mentre nei due anni precedenti (2022 e 2023) ci sono stati aumenti più elevati. Alcuni prodotti risentono di una dinamica tutta loro, mi riferisco al cacao e al caffè, dove è crollata la produzione".

Nonostante queste criticità però, in base ai dati Istat, la tazzina di caffè al bar non è aumentata nell’ultimo anno. I prezzi di un caffè al bar nell’aprile 2025 variavano da 1.10 euro a 1.30, mentre il cappuccino variava da un minimo di 1.30 a un massimo di 1.70. Prezzi identici per caffè e cappuccino nel 2024. Ma la ‘minaccia’ dell’aumento del caffè è annunciata da mesi, e in alcuni bar cesenati la tazzina al banco costa già 1 euro e 50 centesimi. E i carburanti? In questo caso c’è stato addirittura un calo. Un litro di benzina verde con servizio alla pompa, nell’aprile 2025 in provincia di Forlì-Cesena variava da 1.64 euro a 2.17 euro. L’anno prima (aprile 2024) i prezzi erano più elevati: da un minimo di 1.84 euro a un massimo di 2.36. Costa di più invece andare dal parrucchiere (servizio irrinunciabile per tante donne): la messa in piega nell’aprile 2025 costava da 17 a 24 euro, mentre nel 2024 il costo variava da 16.50 a 23 euro. Invariato il costo del dentista da un anno all’altro: per una otturazione si spendeva da 100 a 180 euro (2024 e 2025). Invariato anche il costo del biglietto del cinema: da 6 a 9 euro, e così pure il lavaggio e stiratura di una camicia in lavanderia: da 2.70 a 9 euro (2024 e 2025). "In un momento così problematico, sotto l’aspetto geopolitico con guerre in corso che non vedevamo da 70 anni e con il fatto che si è scatenata anche una guerra commerciale attraverso i dazi, è normale che i prezzi siano altalenanti – riflette Augusto Patrignani, presidente Confcommercio cesenate – Ma tutto sommato le famiglie hanno il vantaggio di trovarsi con mutui più bassi e con la riduzione del cuneo fiscale, e con l’inflazione che si è abbassata. E’ vero che qualche rinuncia le famiglie la devono fare, perché i prezzi negli ultimi anni sono schizzati alle stelle".