
La delegazione cesenate al sinodo
E’ successo qualcosa di inusitato in questi giorni in Vaticano: la base cattolica che compone la platea del sinodo, l’organismo delle quasi mille persone che si confrontano sulle nuove sfide della Chiesa, non ha approvato (chiedendo tempi supplementari) il documento finale presentato dai vescovi guidati da monsignor Zuppi, aggiornando a novembre l’assemblea della Conferenza Episcopale. E’ successo solo tre volte negli ultimi 20 anni: per la morte di Giovanni Paolo II e per il Covid. Da Cesena, delegato al sinodo, solo un laico (oltreché il vescovo Don Pino, don Piero Casadei parroco di Cesenatico, e il diacono Andrea Delvecchio), Francesco Zanotti, direttore del settimanale diocesano "Corriere Cesenate".
Zanotti, il voto evidenzia una frattura tra la base cattolica e i vescovi? "Ho visto titoli impropri a questo proposito. In realtà c’è stato poco tempo da parte della presidenza del comitato nazionale del cammino sinodale per elaborare il testo che doveva raccogliere le sollecitazioni della base, cosicché si è prodotto un documento che non ha corrisposto alle attese. Si era chiesto di sintetizzare ma in questo intento si è perso per strada molto di ciò che si era prodotto negli anni precedenti. E’ l’impianto generale che va rivisto".
Non è dunque una contestazione sui contenuti in merito al ruolo delle donne e all’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei gay? "Tutte le 50 proposizioni hanno ricevuto proposte di emendamenti, non solo quelle che lei menziona. Ci sta la richiesta di un ulteriore momento di riflessione. A proposito del ruolo delle donne nella Chiesa molto si è dibattuto, focalizzando la possibilità di sfruttare le competenze delle donne, non per le quote rosa ma per valorizzare le persone che hanno professionalità. Ecco, l’assunto è questo: non ci sia alcuna pregiudiziale nei confronti delle donne".
Ci sarà mai un diaconato femminile? "La questione non è stata posta, ma io non ho la visione del tutto. So che c’è una commissione ad hoc che ci sta lavorando".
E a proposito dei gay? "La Chiesa è aperta a tutti, nessuno, tra chi voglia fare parte della comunità, è escluso. Gesù ha chiamato accanto a sé anche gabellieri e strozzini".
Ma cosa emerge di adattamento ai tempi che cambiano in questo percorso? "Una parola su tutte, che io condivido in pieno: corresponsabilità".
Che significa? "Vuol dire che la Chiesa è condivisione, non solo una organizzazione verticistica. E’ un cammino insieme come già in atto in alcune realtà. Ecco, il testo rimandato a novembre, in questo senso appariva un po’ datato".
Cosa le porta a livello personale questa partecipazione al sinodo? "E’ un’esperienza straordinaria, un privilegio. Un’occasione di poter vivere anche da dentro momenti di chiesa attiva. Ognuno dei partecipanti porta il proprio mattoncino, tutti sullo stesso piano, vescovi, ordinati, laici, diaconi, consacrati. Nel mio gruppo di lavoro ho interagito con quattro vescovi, il voto di ciascuno valeva uno indipendentemente dal ruolo o dalla condizione".