
Oscar Leandri aveva 49 anni
Cesena, 20 gennaio 2016 - Per la sua famiglia Oscar Leandri non può essersi ucciso. E questa mattina inizia l’autopsia sulla salma dello speleologo. Quei polsi legati dietro la schiena, quel bigliettino di scuse lasciato ai familiari, quell’ipotesi di malattia disperante (quale?) sono domande che restano in sospeso e che hanno convinto la procura della repubblica ad ordinare l’autopsia sul corpo dell’uomo di Santa Maria Nuova, dipendente del Comune di Cesena, trovato morto in un calanco di Perticara (Rimini) nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Ma è soprattutto la famiglia di lui – difesa dai legali Sanzio ed Emanuele Gentili – a non credere all’ipotesi che Oscar si sia tolto la vita.
La tesi del suicidio resta quella più forte ma i lati oscuri di questa storia restano sospesi in attesa del verdetto dell’autopsia in programma oggi. La famiglia ha nominato il perito di parte, il medico Giuseppe Fortuni che ha il compito di seguire l’esame autoptico passo dopo passo. Il primo punto è capire esattamente quale sia stata la causa di morte e se la scena drammatica sia effettivamente compatibile con un suicidio.
Fuori dalla sala operatoria, tuttavia, le domande che restano in sospeso riguardano la possibile causa scatenante della scelta estrema. Prendere le ferie per un’escursione di speleologia, salutare colleghi e familiari come se nulla fosse e poi inerpicarsi lassù, tra le gole e le grotte di Perticara, lasciare l’attrezzatura in auto e lasciarsi morire così lasciano dubbi a investigatori e familiari. Anche perché, trapela dalla famiglia, nessuno sapeva nulla di una possibile malattia in grado di fare slittare l’epicentro della vita di Oscar nella più totale e lucida disperazione. Il fratello e le due sorelle non hanno visto il bigliettino sul quale sarebbero state vergate le ultime parole di scuse.
Il fondale di una storia così lascia emergere interrogativi. Ferite sul corpo vivo di una famiglia chiusa nel silenzio e nel dolore. Oscar Leandri era un cantoniere del Comune di Cesena iscritto al Cai e con la passione per la speleologia, quella disciplina che porta a scoprire, in alcuni casi solo a sondare, quello che non si vede e l’oscurità che si può solo intuire.