PAOLO MORELLI
Cronaca

Spiritualità e conti all’estero. Don Orfeo Suzzi rialza la testa. Ora vuole tornare a Cesena

Esautorato dalla guida della comunità di Valleripa e condannato a non esercitare il ministero in pubblico. Il vescovo lo ha perdonato, imponendogli solo di restare fuori città. Ma lui respinge le condizioni.

Don Orfeo Suzzi, che preferiva farsi chiamare ‘Abbà Orfeo Povero’ accanto ad una icona dipinta nella comunità di Valleripa

Don Orfeo Suzzi, che preferiva farsi chiamare ‘Abbà Orfeo Povero’ accanto ad una icona dipinta nella comunità di Valleripa

Sembrava conclusa tre anni fa la vicenda che contrapponeva don Orfeo Suzzi, 82 anni, fondatore della Piccola Famiglia della Risurrezione, più conosciuta come Comunità monastica di Valleripa, alla chiesa cesenate, in particolare al vescovo Douglas Regattieri che, su indicazione della Congregazione del clero, aveva sottoposto don Orfeo a un processo penale amministrativo extragiudiziario. Il prelato sembrava avere accettato il verdetto che gli imponeva di non esercitare il suo ministero in pubblico: avrebbe potuto dire messa, celebrare i sacramenti e predicare solo col ristretto gruppo di fedelissimi (tre monache e un monaco) col quale si era trasferito prima in Veneto e poi a Prata di Suvereto, in provincia di Livorno, dopo che il vescovo lo aveva rimosso da guida della Piccola Famiglia della Risurrezione nominando al suo posto monsignor Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni, in Sierra Leone.

A gettare una luce sinistra sull’operato di don Orfeo Suzzi era stato il vorticoso espandersi dell’attività della Piccola Famiglia della Risurrezione, con apertura di sedi in Mozambico, a Gerusalemme, in Kerala e prospettive di aprirne altre. O almeno questa era la motivazione addotta quando venne alla luce che nel 2018 don Orfeo aveva aperto a nome proprio, ma utilizzando fondi della comunità, tre società finanziarie a Londra e aveva tentato di aprirne una a Riga, in Lettonia.

Poco tempo fa don Orfeo Suzzi, che preferisce farsi chiamare ‘Abbà Orfeo Povero’ è tornato alla carica chiedendo al vescovo di revocare i divieti che gli erano stati imposti, avendoli rispettati per tre anni dalla condanna. Monsignor Regattieri gli ha risposto positivamente, mettendo una sola condizione: che non tornasse a risiedere nel territorio della diocesi di Cesena-Sarsina. Don Orfeo avrebbe quindi potuto esercitare nuovamente il ministero sacerdotale dicendo messa, esercitando i sacramenti e predicando anche a Cesena, ma non avrebbe potuto prendere la residenza nel territorio. Brusca la risposta di don Orfeo che ha respinto il provvedimento definendolo ‘infamante’ e ha fatto ricorso. Per questo il vescovo Regattieri, conversando con i giornalisti, ha usato pesanti apprezzamenti sull’atteggiamento dell’anziano prelato arrivando fino a usare la parola ‘cattiveria’. Un atteggiamento che fa prevedere che ben difficilmente il vescovo potrà accogliere favorevolmente il ricorso di don Orfeo.

Paolo Morelli