REDAZIONE CESENA

"Tassa su biliardini e ping pong? Un delirio"

L’ipotesi di una nuova imposta, poi sventata, fa andare su tutte le furie i gestori di stabilimenti e locali già oberati dagli adempimenti

I locali con i tavoli da ping pong e il biliardino dovranno produrre una documentazione per attestare che nei loro giochi non si vincono soldi. Nell’assurdità di una miriade di leggi italiane, quest’anno gli imprenditori rischiano di avere un carico burocratico in più, al limite dell’assurdo. L’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli, da questa estate impone a quanti dispongono di calciobalilla o biliardino e tavoli da tennis tavolo (appunto il ping pong), di produrre una documentazione ulteriore che dimostri come questi giochi abbiano caratteristiche tali da far escludere qualsiasi vincita in denaro. I proprietari e i gestori di bar, stabilimenti balneari, hotel e circoli, dovranno scrivere nero su bianco che non ci sono in palio degli euro.

La denuncia è arrivata nei giorni scorsi dalla Cna: "È una delle tante aberrazioni burocratiche ingiustificabili, perché nel caso concreto questi giochi non determinano vincite in denaro. Ovviamente a meno che gli avversari non scommettano tra di loro, ma non c’è bisogno di specificarlo. Il rischio è che, per evitare di esporsi a multe salate, i titolari dei pubblici esercizi facciano a meno di tipiche attività italiane e vengano così meno due giochi molto apprezzati, di quelli che da sempre rappresentano un momento di socialità. La cosa diviene ancor più disagevole _proseguono gli artigiani _, se si considera che siamo a stagione balneare avanzata e queste attività sono tipiche delle estati; questo caso è un esempio di come si danneggiano le imprese con la burocrazia".

Da parte del Governo sono già arrivate le prime intenzioni di fare un passo indietro (basterà un’autodichiarazione), tuttavia l’assurdità di eventuali verbali sulla base di una legge sbagliata, ha fatto andare su tutte le furie parecchi imprenditori, come sottolinea Simone Battistoni, presidente della Cooperativa stabilimenti balneari di Cesenatico e titolare del Bagno Milano assieme al fratello Paolo: "E’ stato commesso un clamoroso sbaglio, quando in una legge di contrasto alla ludopatia, fra i giochi sono stati inseriti erroneamente il biliardino e il ping pong. Economicamente non cambia nulla, si pagava prima e si paga anche ora l’ imposta di intrattenimento. La differenza la fa la burocrazia asfissiante. Ad esempio nel mio caso si è occupato il noleggiatore di sbrigare una montagna di incartamenti; ma se un bar ad esempio è proprietario del ping pong, tocca al barista tutta la proceduta, accedendo con lo Spid, per l’autorizzazione si deve allegare un documento di possesso, occorre registrasi, poi occorrono altri documenti, arriva un permesso temporaneo e poi uno definitivo che si deve andare a ritirare personalmente a Bologna. Pare che facciano un passo indietro, ma c’è già chi paga per una burocrazia assurda". Gianni Luci dello storico bar gelateria Duse, medita di togliere delle attrazioni: "Una tassa sul ping pong è senza senso, ci gioco io con i miei figli e i clienti; se devo pagare una tassa o diventar matto con la burocrazia, piuttosto lo tolgo dal bar e me lo porto in casa. È brutto vedere che in Italia le ragioni dei piccoli imprenditori spesso non vengono considerate, paghiamo tasse per tutto, è inutile andare avanti così".

Giacomo Mascellani