PAOLO MORELLI
Cronaca

Dona un rene al marito, lui ora gioca a pallavolo: "In campo siamo in due"

Cesena. Dall’amore di Domenico e Katia è nata una figlia: "La vita è bella e vale la pena di viverla con coraggio, la donazione degli organi è un atto di generosità"

Dona un rene al marito, lui ora gioca a pallavolo: "In campo siamo in due"

Cesena, 29 ottobre 2023 – Questa è una storia d’amore, di quelle che potrebbero essere il soggetto di una serie televisiva. Due giovani si conoscono nel paesino della Calabria dove sono cresciuti, si piacciono, si mettono insieme e vengono in Emilia-Romagna per frequentare l’università. Ma dopo pochissimi anni lui scopre di avere una grave insufficienza renale; accade come un fulmine a ciel sereno quando ha 26 anni e sta facendo il servizio civile (all’epoca obbligatorio) in una residenza sanitaria assistita del Cesenate. Per qualche anno la situazione viene tamponata con un ricorso sempre più massiccio ai farmaci, e nel frattempo i due si sposano. Ma arriva il momento in cui i medicinali non bastano più, bisogna iniziare il trattamento di dialisi oppure trovare un donatore per il trapianto.

La nazionale italiana dei trapiantati e dializzati; a fianco Domenico Roberto
La nazionale italiana dei trapiantati e dializzati; a fianco Domenico Roberto

Tanta ansia, molte ricerche e alla fine, dopo un’accurata selezione tra parenti e affini, la decisione: a donare il rene all’uomo, che nel frattempo è arrivato a 34 anni, sarà la moglie. L’intervento viene effettuato al Policlinico di Modena nel 2009 e riesce perfettamente. Da allora sia lui, Domenico Roberto, che la moglie Katia vivono una vita normale, anche se l’uomo deve assumere costantemente farmaci immunosoppressori per evitare il rigetto, tanto che tre anni dopo il trapianto, la coppia dà alla luce una bambina, a suggellare la forza della vita che grazie al trapianto genera altra vita. Nel frattempo Domenico, laureato in giurisprudenza, intraprende la carriera di avvocato; dopo cinque anni, però, viene chiamato alla Cassa di Ravenna e lascia la professione forense per andare a lavorare in banca.

Per qualche anno Domenico Roberto tiene nascosta la sua condizione di trapiantato: è originario di Mottafollone, un paesino in provincia di Cosenza, e la mentalità di quelle zone è che di queste cose non si parla in pubblico. Poi scopre l’attività sportiva, la nazionale di pallavolo dei trapiantati e dializzati che nel 2019 ha vinto il Campionato mondiale a Newcastle, in Inghilterra, vittoria confermata lo scorso aprile a Perth, in Australia. L’uomo, che in gioventù giocava saltuariamente a beach volley, si mette in contatto, viene selezionato e ora gioca abitualmente nella squadra azzurra. La scorsa settimana è stato convocato dagli allenatori Francesco Brandoli e Cristiana Ziosi e ha partecipato a un raduno a Ponte di Piave, in provincia di Treviso, scendendo in campo nell’amichevole contro la Nuova Polisportiva Vallonto che è stata disputata nel palasport intitolato a Sara Anzanello, giocatrice di serie A1 e della nazionale di volley, sottoposta a trapianto di fegato nel 2013 e deceduta cinque anni dopo a 38 anni, dopo essere riuscita addirittura a tornare a giocare a pallavolo.

Con la pratica sportiva cambia l’approccio alla condizione di trapiantato: ora Domenico e Katia non perdono occasione di partecipare a manifestazioni a sostegno della donazione di organi, tessuti e cellule, e sui corretti stili di vita. Sono attivi nelle associazioni di volontariato del settore a cominciare da Aido (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule), impegnandosi a trasmettere questo messaggio: "La vita è bella e vale la pena di essere vissuta con coraggio, la salute è un bene prezioso che deve essere tutelato, e la donazione degli organi è un atto di generosità e civiltà che salva la vita a tante persone. E quando vado in campo giochiamo in due".