REDAZIONE CESENA

Truffa delle auto fantasma, primi quattro condannati

Incassavano l’anticipo e poi sparivano: 300 truffati in giro per l’Italia, tra questi anche due cesenati

Prime condanne per quattro indagati coinvolti nella truffa Andromeda, il colossale raggiro di vendita di ‘auto fantasma’ che avrebbe fruttato 700 mila euro e che ha mietuto quasi 300 vittime in tutt’Italia, tra cui due cesenati e un forlivese. Questi ultimi avrebbero pagato le auto dei loro sogni versando 60mila euro come caparra. Finiti indagati nella maxi-truffa, messa in atto tra gennaio e maggio 2020, 12 persone tra cui il titolare e alcuni dipendenti di un autosalone mantovano. La banda apriva concessionarie in posti diversi, e dopo aver attirato gli amanti di belle auto e incassato i soldi, spariva nel nulla chiudendo i saloni. I clienti venivano truffati con la stessa modalità: dapprima attirati dagli annunci di automobili in vendita su un noto portale on-line, poi si recavano nel salone a vedere e provare i veicoli, e infine sbrigavano le pratiche in fretta, pagando l’intero prezzo dell’auto o una caparra, con la promessa che gli sarebbero state consegnate al più presto, ma bisognava attendere il tempo necessario perché provenienti dall’estero. La consegna non è mai avvenuta e l’autosalone Andromeda ha chiuso in tutta fretta. Una vicenda finita anche su Striscia la Notizia, dove i clienti truffati riconobbero il volto e la voce del titolare del salone di Mantova.

"Quando ho visto il servizio di Striscia – racconta un automobilista di Savignano di 37 anni che ha pagato 19.900 euro per una macchina che non ha mai ricevuto – ho riconosciuto subito la parlata e il volto di quell’uomo. Due anni fa sono andato all’autosalone per vedere una Jeep Compass, e lì ho trovato due persone che lavoravano. Abbiamo concluso l’affare e, proprio il personaggio apparso nel servizio di Striscia la Notizia, mi ha fatto firmare l’atto di vendita dicendomi che dovevo versare l’intera somma prima della consegna. Passavano i giorni ma l’auto non arrivava e così, dopo inutili telefonate a vuoto alla concessionaria, mi sono recato sul posto e ho trovato la sede chiusa e svuotata. Ho scoperto poi, quando ho sporto denuncia, che in tanti ci eravamo ritrovati senz’auto e con 20mila euro in meno".

Le prime condanne sono avvenute a seguito di patteggiamento, per gli altri è iniziato il dibattimento. Il giudice per le indagini preliminari di Rovigo ha condannato un 45enne di Pordenone che lavorava nella concessionaria a 2 anni e 6 mesi, e un romeno 26enne e un 36enne di Jesolo a 2 anni. Un quarto imputato ha patteggiato un anno, con sospensione. Nonostante le prime condanne tra i truffati c’è molto scetticismo e tanta paura: la paura di non rivedere mai più i risparmi di una vita usati per comperare quelle auto fantasma.

Annamaria Senni