
Ilario Fioravanti
Due artisti a confronto. Inaugura venerdì 6 dicembre alle 18 al teatro Zadonai al Mart di Rovereto la mostra ‘Paganin e Fioravanti, il grido e il canto’ a cura di Marina Pizziolo e Marisa Zattini. La mostra sarà allestita fino al 16 marzo 2025 e presenterà un appassionante ‘corpo a corpo’ tra le opere degli scultori Giovanni Paganin (1913-1917) e Ilario Fioravanti (1922-2012). I due maestri sono interpreti di una scultura potente ed espressiva che vede protagonista la figura umana, rappresentata con accenti di grande drammaticità. Ilario Fioravanti e Giovanni Paganin non hanno ceduto alle sirene delle avanguardie ma sono rimasti fedeli all’idea che scolpire è dare forma al corpo, in una ricerca inesausta che dà senso al tempo. Le differenze di poetica, soggetto e linguaggio plastico che emergono dal confronto tra questi due artisti offrono l’occasione di indagare le diverse possibilità della scultura figurativa. Per Paganin il corpo è un potente simulacro, un affondo solitario e consapevole nel dolore del vivere, che la nudità colloca fuori dal tempo. Per Fioravanti è il luogo della storia, come spiega lui stesso: "Lo studio dell’uomo, inteso con serenità ed equilibrio, come fatto plastico che svela le altre forme, come sentimento che scopre il senso poetico delle cose". Il grido di Paganin e il canto di Fioravanti diventano così il paradigma del coraggio necessario a vivere pur sapendo di essere sull’orlo dell’abisso, trovando la forza di continuare a dare un senso all’esistenza.
"Che dire? C’è da perdersi dentro a questo spettacolare universo – dice la curatrice della mostra Marisa Zattini -. Attraverso queste opere possiamo cogliere riverberi, divagazioni, variazioni, diversità di suggestioni nella similitudine. Tutto ciò che Ilario Fioravanti ha incontrato nella vita lo ha incuriosito e incantato. Tutto si è sedimentato in lui e, trasmutando, si è fatto opera, in modo fresco, ricco e rinnovato, forte e semplice. L’arte è molteplice e al contempo complessa, fatta di persistenze reiterate fra memorie del passato, retaggi sperimentali, riemersioni moderniste, performance rituali e interventi lapidari. Lo confermano le opere di questi due artisti, Giovanni Paganin e Ilario Fioravanti, riunite e presentate congiuntamente oggi. È così che la compresenza di anime diverse che si incarnano e si raccontano nello stesso secolo sono capaci di suscitare armoniche disarmoniche, dall’urlo al canto".