
Vito misura ’L’altezza delle lasagne’
Sarà l’attore comico bolognese Vito, a dare il via domani a Gatteo alle 21.30, alla rassegna a cura di Sillaba "Elsinore, attori al castello", con il dissacrante e divertente "L’altezza delle lasagne. Monologo di sopravvivenza gastronomica". Autori del testo sono Francesco Freyrie e Andrea Zalone, l’adattamento drammaturgico è di Daniele Sala, ma nella proposizione al pubblico c’è tanto delle competenze culinarie di Vito e anche del suo temperamento che negli anni, dallo stupefatto sguardo fuori dalle orbite è passato a ragionate e critiche osservazioni sui comportamenti dilaganti che appartengono a tanti di noi.
Vito, dopo ‘La vita è un pacco’ con riferimento agli acquisti online, ora tratta l’argomento gastronomico?
"Sì e sono cattivissimo, perché non ci si salva più: dai programmi a ogni ora del giorno e della notte che ti insegnano, secondo loro, la preparazione di una vivanda, come fosse un facile passatempo, alle mode di alimentarsi, dalle arzigogolate denominazioni dei piatti con ingredienti improbabili, al sussiego di certi locali, ai capricci degli intolleranti, degli allergici. Insomma, gli chef fanno venire la nausea e noi umani perdiamo il senso del piacere genuino di alimentarsi".
Ma parlare dell’altezza delle lasagne non è ficcarsi nell’agone delle scuole di pensiero?
"Ma non c’è una scuola di pensiero sugli strati di sfoglia, o almeno spero! Quando infatti, ad un convegno dedicato alla cucina chiesero a mio padre, vero e capace cuoco, di quanti strati facesse la lasagna, lui rispose che dipendeva dall’altezza della teglia. Ecco la spiegazione al titolo e l’invito a tornare ad una dimensione priva di sovrastrutture della preparazione del mangiare che, specie nella nostra regione, significa tradizioni di famiglia, convivialità, rilassamento, amicizia".
Lei così tocca un tasto dolente: l’Emilia non è la Romagna. C’è diatriba sulle lasagne così come tra tortellino e cappelletto?
"Beh la lasagna bolognese è di pasta verde, fatta non con gli spinaci, ma con l’ortica, così è bianca, rossa e verde, come la bandiera italiana, una gioia per il palato e per gli occhi. Ma va bene anche bianca. Ripeto, ogni ricetta casalinga è cultura, radici, conservazione della memoria. Le nonne non tagliavano le verdure alla julienne, non usavano coltelli di ceramica. Dai, caviamoci queste sovrastrutture e torniamo a considerare la gastronomia con semplicità!". Quindi, non andrebbe mai a trasmissioni quali Masterchef?
"Ci sono andato anni fa alla prima puntata in assoluto, invitato come esperto di cucina: ho un ristorante a San Giovanni in Persiceto, i miei genitori erano ottimi cuochi e con mio padre ho fatto 150 puntate Sky in cui insieme affrontavamo ricette con aria giocosa. Ma dopo avere visto alcune puntate no, da concorrente non parteciperei mai. Questi chef feroci, che umiliano i concorrenti e li fanno piangere… non si piange se un piatto è sbagliato, la cucina come la vita, prevede che si sbagli e che si possa correggere o ritentare". Come ci lasciamo allora?
"Con un consiglio: la panna va montata dall’alto verso il basso, non viceversa".
Elsinore prevede altri sei successivi appuntamenti, quello più prossimo mercoledì 19 alle 21.30 Con Maria Amelia Monti in "La lavatrice del cuore. Lettere di genitori e figli adottivi". Biglietto intero 16 euro, ridotto 8 euro (per residenti del Comune di Gatteo e under 16). Abbonamento 90 euro.