
Enrico Martini è il presidente del consiglio d’amministrazione di Tulips e rappresentante dell’impresa che ha fondato a fine 2016 insieme a Mattia Mordenti
Cesena, 12 giugno 2025 – Ha destato scalpore la notizia, pubblicata ieri in esclusiva dal Resto del Carlino, delle grosse difficoltà in cui versa Tulips, una delle start-up cesenati uscite da Cesenalab delle quali si parlava di più. La società per azioni fondata a fine 2016 da Enrico Martini e Mattia Mordenti raccogliendo 300.000 euro di capitali da piccoli investitori è stata messa in liquidazione giudiziale, l’anticamera del fallimento, dal Tribunale di Forlì il 30 maggio scorso. Tulips è in pratica un supermercato virtuale: il cliente ordina la spesa online, i prodotti vengono acquistati dove ci sono maggiori convenienza e qualità e portata a casa.
Gli amministratori della società sono stati esautorati dal Tribunale e la gestione ora è nelle mani del curatore Massimiliano Graffiedi che ha il compito di tentare di salvare la società col suo valore di avviamento e il posto di lavoro della sessantina di dipendenti, per poi cercare un compratore che la rilanci.
A schiacciare Tulips sono stati gli investimenti con acquisizioni di società dello stesso settore in Romagna e a Bologna. Negli anni del Covid sembrava che questo settore, nel quale erano entrati anche colossi come Esselunga, Coop, Conad e Sigma, stesse esplodendo, ma con la ripresa delle normali attività il boom si è sgonfiato. Nel 2019 il fatturato era stato di 721mila euro con una perdita di 83mila euro; nel 2020 il fatturato aumentava a 2,7 milioni, ma aumentava anche la perdita a 358mila euro; forte balzo in avanti del fatturato nel 2021, chiuso a 5 milioni, ma anche della perdita, 1,45 milioni. L’anno successivo, 2022, il fatturato aumenta del 15% a 5,7 milioni, ma la perdita raddoppia a 3,7 milioni. Analogo andamento nel 2023, col fatturato che arriva a 6,6 milioni e la perdita a 4,1 milioni. La situazione era insostenibile e l’unica via d’uscita per tutelare azienda e dipendenti è stata la nomina di un curatore.
Che ci sia molto interesse attorno a Tulips è testimoniato anche dal fatto che ieri circolavano documenti di dubbia provenienza nei quali si cercava di addossare la responsabilità delle crescenti difficoltà della società ai maggiori investitori (facendo nomi e cognomi) che a un certo punto non avrebbero corrisposto la liquidità necessaria a sostenere l’espansione di Tulips.
Secondo questa teoria, le start-up hanno necessità di continue iniezioni di capitali per finanziare lo sviluppo fino a raggiungere la chiusura in utile del bilancio. Ma per Tulips l’espansione si è rivelata un boomerang poiché dopo otto anni di attività al forte incremento delle uscite non è corrisposto un analogo incremento delle entrate, per cui le perdite alla chiusura degli ultimi bilanci, soprattutto quello del 2023, hanno indotto gli investitori (c’è chi aveva già versato tre milioni di euro) a non iniettare ulteriore liquidità nell’azienda, sperando di recuperare almeno una parte dell’investimento effettuato.