
di Daniele Zandoli
“El Tigre” ha gli occhi giusti, quelli che chiede Mimmo Toscano per i suoi in questa stagione. "Un nomignolo che mi piace. Quando ero al Brescia me lo misero i compagni, forse per il temperamento che mostro anche in allenamento".
Jonathan Alexis Ferrante da Buenos Aires non è uno che ama le mezze misure. Alla presentazione sul campo ha segnato una doppietta al Padova, pur essendo arrivato in Romagna non appena da tre giorni. In sala stampa esprime pensieri e parole con la cadenza di Paulo Dybala. "Ci ho messo tanto ad arrivare al Cesena – ammette l’attaccante – e non sono stati giorni facili perché non è semplice giocare avendo la testa da un’altra parte e dopo aver dato la propria parola. Però avevo dato disponibilità alla Ternana ed ho voluto mantenere la parola correndo rischi importanti perché giocando avrei anche potuto farmi male. Finalmente eccomi".
Gli fa eco Massimo Agostini nelle due battute di presentazione. "Lo aspettavamo prima, è arrivato in tempo, al momento giusto. Però siamo sempre stati tranquilli dopo aver parlato con lui e con il suo agente, sapevamo che la sua parola vale come una firma sul contratto. L’unica incertezza era legata alla Ternana ed alle sue difficoltà per gli infortuni di due dei suoi attaccanti. Ma ora Alexis è qua a Cesena e siamo molto felici di poterlo avere nelle nostre fila".
Il refrain classico ed immutabile durante queste presentazioni è quello legato alla piazza importante, allo stadio eccellente e alle ambizioni. "Conto di passare qui gli anni più belli ed importanti della mia carriera dopo aver raggiunto la piena maturità come uomo ed anche come giocatore. Mi è piaciuto anche il progetto che la società sta perseguendo con grande determinazione. Da argentino purosangue hanno comandato istinto e cuore che mi consigliavano di venire al Cesena rifiutando altre pretendenti fra l’altro anche importanti, ma il ”corazon” aveva già deciso".
La loro parte l’hanno fatta anche i piedi visto quanto ha combinato domenica ed è netta la sensazione che l’ambiente l’abbia abbracciato per bene. "Mi hanno accolto alla grande tutti quanti – conferma convinto - ora devo lavorare sodo per farmi trovare pronto. Col Padova c’è stato il battesimo e sono contento che tutto sia andato al meglio, ma quelli che contano veramente sono i match da domenica prossima in avanti e dovremo affrontarli tutti come fossero finali. Prima di venire ho parlato col mister, condivido tutte le sue indicazioni, un gruppo deve essere formato da uomini, da gente che pensa al bene della squadra e non del singolo. A volte non vince la qualità che pure è importante, ma la compattezza e l’unione dello spogliatoio". Parole sante, ripetute fino alla noia da tutti i nuovi bianconeri giunti alla corte di Toscano, segno evidente di una volontà ferrea di tecnico e staff di creare un gruppo che abbia la stessa filosofia, in campo e fuori.
A proposito, là davanti comincia ad esserci ressa. "La concorrenza stimola, chi subentra può fare meglio del sostituto e succede nelle rose importanti come questa. Non è mai facile conquistare il posto in squadra, non arriva per grazia ricevuta ma occorre conquistarselo in allenamento".
“El Tigre” si farà raggiungere in Romagna dalla famiglia al completo, compresi i genitori e soprattutto la moglie Deborah coi due figli. Niente obiettivi, ma tanta ambizione. "Credo nel progetto, voglio crescere, lo scorso anno al Foggia ho segnato 15 gol (due poi tolti per il fallimento del Catania) e credo che per un attaccante sia comunque sempre molto bello segnare. Voglio vincere tutte le partite. Ci sono state stagioni in cui mi veniva chiesto di giocare lontano dalla porta come a Brescia dove giocavo da seconda punta. Negli ultimi anni la media realizzativa è aumentata, mi piace giocare più vicino alla porta e credo che il mister lo sappia e ne sia consapevole".