Il cesenate Del Priore conquista la Maratona di New York

L’atleta è arrivato 93esimo assoluto, quinto italiano e primo romagnolo

Giuseppe Del Priore

Giuseppe Del Priore

Cesena, 6 novembre 2018 - Oltreoceano sono le sette di mattina. Piove e Giuseppe Del Priore fissa la finestra della sua stanza a New York, sperando che smetta in fretta. Perché deve uscire a correre, perché i 42 chilometri della Maratona di domenica non sono bastati e perché quando la passione ti entra nel sangue, non se ne va più. L’atleta cesenate ha raggiunto la Grande Mela recuperando in poche settimane un infortunio muscolare che i quadri clinici giudicavano guaribile dopo mesi ed è arrivato sul traguardo dopo 2 ore, 36 minuti e 3 secondi, 93esimo assoluto, quinto tra gli italiani, primo romagnolo.

“Nella fase finale della Maratona Alzheimer che si corre a Cesena - racconta al telefono, senza perdere di vista la finestra - mi sono strappato il quadricipite femorale. Eravamo alla fine di settembre e il medico mi disse che New York me la scordavo. Io però non ho mollato: quattro settimane di riposo assoluto hanno ricucito una lesione di cinque centimetri, le altre due di allenamenti intensissimi mi hanno rimesso in forma. Volevo esserci, correre questa gara per la prima volta. Tutti dicono che è mitica, volevo vedere se fosse vero”.

Il benvenuto riservato agli atleti il giorno della partenza però non è mai dei migliori: prima del via bisogna aspettare ore prima dell’alba all’aperto, al freddo, quasi senza muoversi: “L’attesa è durata dalle 5 alle 9.40. Era freddissimo, mi dicevo che non l’avrei fatto mai più. Poi però è arrivato il via. Ero nel gruppo davanti, insieme ad altri 6-7.000 atleti, mi sono buttato in mezzo e ho cominciato a correre. All’inizio c’è il Ponte da Verazzano, due chilometri in salita, col vento contro. Tremavo. Poi siamo entrati in città ed è successa una cosa che non avevo mai visto: centinaia di migliaia di persone lungo tutto il percorso che gridavano e cantavano, tifando e incitando me e tutti gli altri atleti. Mi hanno fatto dimenticare la fatica; eppure la Maratona di New York è difficile, perché ha pendenze importanti, salite del 3-4% che ti mettono continuamente alla prova. In pratica è come fare 42 chilometri lungo il Giro dei Gessi”.

Auguri. Però se ogni anno 50.000 persone da tutto il mondo fanno a gara per esserci, un motivo ci sarà: “In effetti anche io mi sono innamorato subito e l’idea di non tornare è immediatamente scomparsa. Anzi, non vedo l’ora di utilizzare il biglietto di accesso ottenuto grazie alla vittoria della Maratona Alzheimer per essere di nuovo qui, a congelarmi aspettando la partenza. Niente da fare, riguardo ai eventi sportivi, gli Americani sono su un altro pianeta rispetto a noi. Anche in Italia ho partecipato a corse importanti, col pubblico a bordo strada, ma credetemi, è completamente diverso. Qui a New York tutto era perfetto, tutti erano cordiali e disponibili, tutti volevano dare una mano. Avevo guardato la corsa in tv e credevo di essermi fatto un’idea. Non ci ero neanche vicino. Ho avuto freddo tutta la gara, una cosa incredibile a pensarci, ma non mi è pesato. Il pubblico ha cancellato metà dello sforzo e così sono arrivato rispettando i tempi che mi ero prefissato. E’ stata una soddisfazione incredibile”.

IL 39enne Del Priore si è avvicinato alla corsa sette anni fa: “Affrontavo un periodo difficile della mia vita e alla sera cominciai a uscire di casa per correre. Volevo svuotare la testa dai tanti cattivi pensieri che avevo. Ed è servito. Sono rinato e contemporaneamente sono stato conquistato da questa disciplina. Da allora è stata un’escalation. Adesso corro mediamente 120-140 chilometri alla settimana, che arrivano fino a 170 durante le fasi di preparazione di una maratona”. Smette di parlare per sorridere. “È come un secondo lavoro, che però mi ha cambiato la vita”. Molto prima dell’arrivo a braccia alzate a Central Park.