LUCA RAVAGLIA
Sport

Patrignani, l’ultras in cravatta: "Siamo da B"

L’ex presidente è rimasto legato alla squadra: "Seguo le partite fin da quando andavo in curva. Il Cavalluccio è nel cuore della città"

Patrignani, l’ultras in cravatta: "Siamo da B"

Patrignani, l’ultras in cravatta: "Siamo da B"

di Luca Ravaglia

Non contano le cariche, conta la passione. Così Corrado Augusto Patrignani, il presidente del Cesena Calcio rinato dalle ceneri del fallimento e traghettato immediatamente dalla D alla C, ora che presidente non lo è più, allo stadio ci resta comunque abbonatissimo. Come dimostra il suo posto fisso sulle poltroncine della tribuna centrale.

"E vorrei vedere – scherza il patron della Confcommercio Cesenate – Ai tempi dei tempi io le partite me le guardavo tutte in curva... La squadra di calcio fa parte del dna della nostra città, è impossibile non esserle profondamente legati".

Dunque chi è il Patrignani di oggi?

"Un ultras con la cravatta".

Che dice della squadra?

"Che il gruppo è buono, il talento non manca. Credo che questa squadra non sia seconda a nessuno".

Però ora è terza.

"Il bello del calcio è che è uno sport completamente imprevedibile. Mancano ancora due partite, può succedere ancora di tutto e dunque è giusto lottare fino in fondo per la posta più alta. Con una dovuta precisazione".

Quale?

"Dobbiamo fare di tutto per arrivare primi. Se non ci riusciamo, dobbiamo fare di tutto per arrivare secondi. Riuscirci ci permetterebbe di partire come testa di serie, dandoci importanti vantaggi nei playoff".

Anche perché i trascorsi con partenza da terzi e immediata uscita dai giochi non sono affatto edificanti.

"Non voglio pensarci. Ma in effetti quello che ci è successo nel recentemente passato è impossibile da dimenticare. E non in senso positivo".

Qual è il punto di forza dei bianconeri?

"Serve usare il plurale, perché ribadisco che le doti di questa squadra sono davvero notevoli. Parto in ogni caso dai giovani, che sono tornati a essere un fiore all’occhiello. E’ facile parlare del talento dei gemelli Shpendi, che stanno dimostrando ottime cose, ma non ci sono solo loro. Penso a Berti, ma anche a Lepri e ad altri ragazzi che stanno crescendo bene nel nostro vivaio". Il vivaio, appunto.

"Quando abbiamo rifondato il club è da lì che siamo ripartiti. Perché una società che vuole diventare grande, pensando anche alla serie A come è legittimo fare qui a Cesena, deve per forza avere basi molto solide. Quelle che si costruiscono investendo sul settore giovanile. Non è questione di rivendicare meriti, ma di essere soddisfatti di aver preso la strada giusta". Qual è invece il tallone d’Achille?

"Dobbiamo essere più determinati, più tranquilli e più sereni nei momenti che contano. Perché se non lo si è, sbagliare diventa molto più facile. E ora i momenti che contano sono tutti. Credo si debba lavorare prima di tutto su questo aspetto". Che rapporto ha con la nuova presidenza?

"Molto buono. Sono contento di come sono andate le cose, di aver lasciato la società a un gruppo con le idee chiare e la voglia e la possibilità di investire in maniera importante sul futuro di questo club".

E’ la strada per arrivare in altissimo?

"Partiamo da un presupposto. Quando il Cesena è rinato partendo dalla serie D, i budget erano diversi, ma questo non significa che anche il gruppo di imprenditori del territorio che si è speso in prima persona non abbia fatto investimenti importanti. Anzi. Questo in ogni caso non ha significato voler vendere a ogni costo per liberarci di un ‘peso’ o – al contrario - restare arroccati sulle nostre posizioni. Abbiamo atteso e valutato le proposte, perché la nostra priorità è stata quella di garantire la continuità nel lungo periodo. Col senno del poi, direi che ci siamo riusciti".

Torniamo al presente.

"Nel presente conta solo una cosa".

Quale?

"Vincere. Che si passi dalla porta principale o dalla finestra dei playoff non importa. Il Cesena, questo Cesena, può prendersi la serie B. E deve fare di tutto per riuscirci".