Ostetrica licenziata, "Giusto vaccinare il personale, ma il licenziamento è esagerato"

I sindacati: aveva diritto di proteggersi solo per la singola malattia

L'ospedale

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Civitanova, 17 novembre 2018 - "Non abbiamo niente contro le vaccinazioni, ma il posto di lavoro della professionista poteva essere risparmiato». Questo il pensiero dei sindacalisti Cgil, Cisl e Uil, sul caso dell’ostetrica licenziata in tronco dall’Area vasta 3 perché ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione trivalente per morbillo parotite e rosolia: la donna, M. G., che lavorava all’ospedale di Civitanova, aveva infatti solo un valore sotto la soglia di immunità, quello della parotite. Era quindi disposta a vaccinarsi, ma solo per la singola malattia.

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«La Cgil – sottolinea Johnny Palmieri – non è contraria alle vaccinazioni. Il personale sanitario, tutto, deve essere vaccinato, in primo luogo per evitare il rischio di infezioni occupazionali, e poi per eliminare il rischio di trasmettere malattie ai pazienti. Siamo invece contrari alla vaccinazione trivalente laddove c’è il bisogno di immunizzarsi per una sola malattia, in questo caso la parotite. L’Asur ha applicato la regola, ma qui c’è un problema. Finché il ministero della Salute non riconosce il monovalente, lo stesso caso dell’ostetrica potrebbe verificarsi altrove, e molte altre volte. È una storia tutta italiana. Si era discusso in parlamento di un provvedimento in merito al monovalente, l’anno scorso, ma poi non se n’è fatto più nulla. Paradossalmente – incalza Palmieri – se l’ostetrica fosse andata all’estero e avesse trovato un monovalente, avrebbe sviluppato l’immunità specifica per la parotite e ora sarebbe al suo posto di lavoro, dove ha esercitato la professione per oltre 30 anni. Perché avrebbe dovuto vaccinarsi per due patologie per cui era già immune? Su questo punto non possiamo darle torto».

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«Ovviamente la Uil è favorevole ai vaccini – spiega Marcello Evangelista –. Qui il problema è un altro, e cioè il fatto che si è arrivati a licenziare questa persona. Sicuramente nessuno deve rischiare, qui poi si parlava di madri e bambini. Però, prima di optare per una decisione così estrema, l’azienda avrebbe potuto pensare ad altri percorsi, ad esempio l’allontanamento o la diffida o la sospensione cautelativa. Non il licenziamento». «Come cittadina – dichiara Paola Ticani, Cisl –, sono combattuta tra l’importanza di non andare incontro a rischi se vado in ospedale e la comprensione per la dipendente. Se è vero che era disposta alla vaccinazione, sarebbe stato sufficiente che ci fosse stata quella ad hoc. Se ci fosse stato quel vaccino singolo, l’ostetrica sarebbe ancora al suo posto. C’è un problema legislativo. È facile dire che tutti devono vaccinarsi. Dovrebbe essere diritto di ciascuno, però, vaccinarsi solo per la malattia specifica».