Stop alla pesca, adesioni in aumento

Gli armatori locali fermi per almeno una settimana. Tentativo di convincere gli incerti

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Pescherecci fermi in porto a Civitanova per almeno una settimana. Ma il proposito è quello di proseguire a oltranza la mobilitazione, nel caso il Governo opponesse orecchie da mercante alle sollecitazioni del mondo della pesca. Venerdì pomeriggio anche gli armatori anconetani hanno deciso di arrestare l’attività, per un periodo di tempo ancora da stabilire. Non così San Benedetto, dove le anime (leggi: le cooperative) sono tante e ognuna tira dritto a seconda degli specifici interessi. E’ possibile che ci sia un pressing in loco nelle prossime ore, da parte dei colleghi marchigiani, per convincerle a non rompere il fronte e ad allinearsi alle strategie generali. Nel resto d’Italia la maggioranza delle marinerie parteciperà alla serrata. Ci sono sacche di resistenza in Romagna, in Puglia e nel Tirreno centro-settentrionale. Ieri mattina Francesco Caldaroni, leader nazionale di Marinerie d’Italia, ha partecipato a Termoli a un’assemblea che ha visto convergere pescatori del medio-basso Adriatico. Tutti gli intervenuti hanno concordato sulla necessità di radicalizzare la lotta, dato che l’aumento dei costi di produzione (a cominciare dal caro gasolio) non li sta ponendo nelle condizioni di lavorare con dignitosi margini di guadagno. Problema condiviso anche da chi, pur lamentando il medesimo stato di crisi, ritiene viceversa opportuno continuare a lavorare no-stop. E’ confermato per domani l’incontro a Roma di una ristretta delegazione di armatori col sottosegretario Battistoni. Si parlerà in primo luogo dei 20 milioni di euro promessi in "orbita Covid" per alleviare i disagi e tamponare le spese.

Mario Pacetti