Raffaella, ragazza perfetta "Era libera e moderna"

Pannitteri questa sera presenta il volume sulla Carrà a Milano Marittima

Raffaella, ragazza perfetta  "Era libera e moderna"

Raffaella, ragazza perfetta "Era libera e moderna"

Dopo essersi dedicata a lungo ad argomenti come il femminicidio, la giornalista e scrittrice Adriana Pannitteri ha dedicato il suo ultimo a un’icona: Raffaella Carrà, la ragazza perfetta (Morellini). Per saperne sulla Raffaella nazionalpopolare, l’incontro è stasera alle 21.15, al Mare Pineta Resort di Milano Marittima, per Cervia, la spiaggia ama il libro. L’autrice sarà intervistata da Ilaria Bedeschi.

Pannitteri, come nasce questo omaggio alla Carrà?

"L’anno scorso mi era capitato di realizzare lo speciale per il Tg1 Carramba! Che Carrà, andato in replica anche di recente. Così mi è venuto naturale continuare ad approfondire, scoprendo due lati di Raffaella: la tenacia e la perseveranza, ma anche la libertà e modernità". Come mai è stato scelto nel titolo la definizione di ‘ragazza perfetta’?

"Raffaella è stata tosta: a 8 anni è andata a studiare danza, poi ha frequentato il Centro sperimentale di cinematografia, da adulta ha studiato lo spagnolo in modo da condurre programmi all’estero ed è stata l’unica italiana ad aver sostenuta un’intera puntata del David Letterman Show in un inglese perfetto. Era una stacanovista: la prima ad arrivare, l’ultima ad andarsene, con un controllo maniacale sui copioni".

Non aveva proprio difetti o fragilità?

"Forse proprio questo eccesso di perfezionismo, la rendeva a volte un po’ sola. Aveva amici ma solo di pochi poteva fidarsi davvero. Era molto riservata e non esprimeva i suoi sentimenti. Per difendersi metteva barriere, ed era molto selettiva. Alessandro Greco ricorda un provino lungo tre mesi. Non voleva sbagliarsi".

Come ha scavato nella sua carriera e nel suo vissuto?

"Come tutti quelli della mia generazione, l’ho ammirata in tv mentre ballava il tuca tuca. Ma non avendola mai conosciuta, ho fatto il classico lavoro da cronista, ascoltando le persone con cui ha lavorato o chi le è stato accanto in amicizia. Una vera caccia al tesoro. Ho scoperto una donna leader in un mondo di uomini, dal carattere autorevole ma anche autoritario".

C’è un’erede della Carrà? "Non credo. Come ha scritto Vincenzo Mollica: "Era unica e irripetibile". Difficile trovare in una stessa persona la capacità di ballare, cantare e intrattenere che aveva lei".

Qual è stata, per lei, una delle scelte più coraggiose?

"La gestione della malattia che poi l’ha portata alla fine. Non voleva che i suoi fan soffrissero. Per alcuni è stato il vezzo dell’artista che vuole farsi ricordare perfetta, ma personalmente vedo un senso di protezione verso i tanti che l’hanno ammirata e amata".

Roberta Bezzi