Le battaglie di Figliuolo: "Il Covid fu terribile. Ma il dopo alluvione è anche più complesso"

Il commissario straordinario al Circolo della Caccia di Bologna: "Per l’anniversario di maggio vorrei che partissero i rimborsi. I soldi ci sono, ma è difficile farli arrivare a famiglie e imprese"

Il generale Francesco Paolo Figliuolo al Circolo della Caccia di Bologna

Il generale Francesco Paolo Figliuolo al Circolo della Caccia di Bologna

Bologna, 14 marzo 2024 – “Ho un’arma strategica. Decido. Spero bene, ovviamente. Credo che studiare sia importante, ma studiare troppo può far male: io, a un certo punto devo agire, questa è la mia cifra. E agire con la squadra, ovviamente. Perché da soli non si fa nulla".

Così il Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario per la ricostruzione post-alluvione in Emilia-Romagna, ieri ospite del Circolo della Caccia di Bologna. A intervistarlo, Agnese Pini, direttrice di QN, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. Al centro del confronto, il libro ‘Un italiano. Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande’ (Rizzoli), di cui Figliuolo è autore insieme al vicedirettore del Corsera, Beppe Severgnini.

L’evento – realizzato con la collaborazione del generale di Squadra Aerea, Alberto Biavati e dal socio del Circolo, Franco Poli – si è svolto nella sede di via Castiglione, di fronte al presidente Roberto Iseppi e a una foltissima platea di membri. Proprio Iseppi, aprendo l’incontro, ha elogiato quanto fatto da Figliuolo in veste di commissario per l’emergenza Covid-19: "Sono convinto che, se non ci fosse stato Figliuolo a comandare le operazioni con una dedizione assoluta in quelle settimane terribili del 2022, non saremmo usciti dal Covid. Ha salvato tante vite".

Per svariati mesi, Figliuolo è stato all’attenzione dei media e di tutti gli italiani per la responsabilità di impostare la campagna vaccinale, in uno dei momenti più drammatici della storia recente del nostro Paese. Come ha reagito a una pressione del genere? "Sono una pianta con le radici profonde – ha replicato il generale –, ben piantate grazie alla mia famiglia. In quel periodo durissimo, mia moglie alla sera faceva lo screening di tutti i social media, che io non ho, per capire qual era il mood del Paese. Vi racconto un aneddoto. Mi chiama il presidente Draghi. Ci eravamo visti il giorno prima e non ne capivo il motivo. Lui mi fa: ‘Ma lei i giornali non li legge?’ E scandisce il titolo de il Fatto Quotidiano che scriveva che mi avrebbero depotenziato. Il presidente mi dice: ‘Ho piena fiducia in lei, generale’. Anche io, gli ho risposto (ride, ndr)". Dopo aver affrontato la sfida del Covid-19, ora Figliuolo è impegnato nella ricostruzione. Qual è il nemico peggiore? "Questa nella vostra regione è un’altra partita. La difficoltà è che l’alluvione non è come un sisma, dove si definisce il cratere e si ricostruisce. Dopo l’alluvione abbiamo gente che ha la casa umida e non può rientrare, è tutto più ‘magmatico’".

Ma i rimborsi tanto attesi? Il generale snocciola cifre ("Un tecnico deve dare numeri, se no il politico ti asfalta...") e non usa giri di parole: "Mi dispiacerebbe se dovessimo arrivare a maggio, anniversario del primo anno, e non avessimo ancora rimborsato nulla ai privati, quella parte va accelerata. Parliamo di 16mila imprese, la metà agricole, e 50-70mila famiglie. Io ho in cassa 630 milioni di euro, erogati zero. E 700 milioni di euro di credito di imposta già pronti. Sulla parte pubblica, abbiamo ancora disponibilità per le somme urgenti". Perché non arrivano a destinazione? "Un po’ perché i piccoli Comuni non hanno personale. Con un emendamento abbiamo dato l’opportunità di assumere fino a 250 tecnici amministrativi per 2 anni, di cui 216 per l’Emilia Romagna. C’è anche un tema di abuso edilizio: devono essere sanati prima di avere il rimborso", insiste Figliuolo. "C’è ancora tanto da fare – prosegue –, ma abbiamo impostato un buon lavoro, che può proseguire anche senza di me, non facciamo le cose ad personam". Infine, una battuta su un ‘collega’, il generale Vannacci: "Cosa ne penso? Un servitore dello Stato deve essere esemplare, per quanto possibile. Tutto qui". E scatta l’applauso.