“Opero Dovizioso dopo l’incidente, ha voglia di tornare in pista”

Il luminare forlivese Giuseppe Porcellini, esperto nella chirurgia della spalla, ha accolto ieri il motociclista che si è fratturato clavicola e polso: oggi l’intervento a Sassuolo. È il secondo che fanno insieme

La prima foto di Andrea Dovizioso dopo il grave incidente ad Arezzo. Nel riquadro Giuseppe Porcellini, a destra, con Stefano Reggiani direttore dell’ospedale di Sassuolo: lì il medico forlivese dirige il reparto di Ortopedia

La prima foto di Andrea Dovizioso dopo il grave incidente ad Arezzo. Nel riquadro Giuseppe Porcellini, a destra, con Stefano Reggiani direttore dell’ospedale di Sassuolo: lì il medico forlivese dirige il reparto di Ortopedia

Forlì, 11 aprile 2024 – Andrea Dovizioso è arrivato ieri all’ospedale di Sassuolo, dove viene operato oggi. L’ex campione di motociclismo (classe 125, più volte secondo in MotoGp), 38 anni, ha lasciato così l’ospedale di Careggi, a Firenze, dove era stato portato con codice di massima gravità – ma fortunatamente non in pericolo di vita – martedì mattina, dopo una caduta su una pista da cross in provincia di Arezzo. A Sassuolo lavora Giuseppe Porcellini, anche lui forlivese, uno dei massimi esperti di chirurgia della spalla e degli arti superiori: in Emilia è anche direttore della scuola specializzata di Ortopedia dell’università di Modena e Reggio Emilia (in passato, oltre allo stesso Dovizioso, ha avuto sotto i ferri due Rossi – la rockstar Vasco e il pilota Valentino – Fabrizio Frizzi e tanti altri vip dello sport e dello spettacolo).

Dottor Porcellini, innanzitutto come sta Dovizioso?

"Ieri ha fatto gli ultimi esami, è in reparto a Sassuolo e oggi lo operiamo. Stiamo ultimando le valutazioni. Parliamo di un politrauma non privo di complessità".

Si parla di frattura alla clavicola e al polso sinistri.

"Questo ha reso necessari gli accertamenti, che seguono quelli che Andrea ha già fatto, dopo l’incidente, a Firenze".

Tempi di recupero?

"Non posso dirlo, adesso. Ma non mi stupirei di tempi ragionevolmente rapidi, anche considerato che, parlo per esperienza perché li ho operati praticamente tutti, i motociclisti hanno una soglia del dolore altissima e una determinazione cieca quando si tratta di rimontare in sella. Mi viene in mente Valentino Rossi, che in moto ci andava quasi con le stampelle, o Marco Bezzecchi, che ha corso un gran premio una settimana dopo che lo avevo operato per una frattura alla clavicola".

Un vantaggio anche per voi medici, avere pazienti del genere...

"In un certo senso sì, ma io faccio il medico, non il mago. Il mio compito è far star bene chi curo, chiunque sia. Ma operare gli sportivi, e gli atleti in genere, spinge a migliorare e la circostanza aiuta, indubbiamente, anche in circostanze, diciamo, normali".

Darà una certa soddisfazione, tuttavia, registrare tanta fiducia da parte dei cosiddetti ‘big‘.

"Diciamo che spinge a dare sempre il massimo. Ma la pressione che il paziente che vuole recuperare tutto e subito ti mette addosso va gestita. Ed è il medico che deve gestirla".

Dovizioso le metterà fretta?

"Immagino di sì. Ma con Andrea ci conosciamo bene. È diventato quasi un amico, più che un paziente: tra l’altro siamo conterranei. Di tempi di recupero, comunque, parlerò dopo l’operazione".

Com’è finito Dovizioso a Sassuolo?

"Ringrazio l’ospedale per la sollecitudine con cui si è messo a disposizione. I reparti che hanno lavorato su Andrea lo hanno fatto al meglio: qui ci siamo confermati una struttura di avanguardia".