Coronavirus fase 2, Confindustria Emilia Romagna "Ripartire a breve o sarà depressione"

Il presidente Pietro Ferrari, assieme ai colleghi di Lombardia, Piemonte e Veneto. "Dateci gli strumenti di sicurezza, vogliamo riaccendere l'Italia"

Produzione di mascherine nella fabbrica della Lamborghini

Produzione di mascherine nella fabbrica della Lamborghini

Bologna, 8 aprile 2020 - Confindustria Emilia Romgna rompe gli indugi e scende in campo assieme alle Confindustrie di Lombardia, Piemonte e Veneto, per chidere la riaccensione del motore Italia e il superamento dei codici Ateco (quelli che, fino ad ora, hanno stabilito quali aziende potessero e non potessero proseguire la produzione). Lo fa nel giorno in cui sia Stefano Bonaccini per l'Emilia Romagna, sia Luca Zaia per il Veneto hanno aperto spiragli per la ripresa produttiva, seppur con molto distinguo. Bonaccini ha infatti parlato di "totale cautela" ma anche aggiunto a Rai Radio1: "Non possiamo rimanere tutti chiusi in casa per i prossimi due anni, né rischiare di avere carestia dopo questa tragedia sanitaria".

Leggi anche:Bonaccini: “Ripartire per evitare la carestia” - Zaia: "Fase due in Veneto? Abbiamo un piano pronto" - Il bilancio delle Marche - Quando finirà la pandemia

Gli industriali mettono in chiaro che "la salute è il bene primario" e come tale deve essere tutelato e protetto. Ma il presidente degli industriali emiliano romagnoli Pietro Ferrari ricordaanche che "se le quattro principali regioni del Nord che rappresentano il 45% del PIL italiano non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia. Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. Chiediamo quindi di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la “Fase 2'".

Insomma, Ferrari assieme ai suoi colleghi  Marco Bonometti, Fabio Ravanelli e Enrico Carraro ricorda che alla crisi sanutaria seguirà (e sta già seguendo) una profonda crisi economica e "dobbiamo in grado di affrontarla affinché non si trasformi in depressione e per farlo abbiamo bisogno innanzitutto di riaprire in sicurezza le imprese"..

L'associazione degli industrili chiede passi certi nella definizione, nel breve periodo, dei passi necessari che gli imprenditori dovranno compiere per riprendere la produzione. E quindi "mettere le imprese nelle condizioni di reperire tutti i dispositivi di protezione individuale e garantire il loro approvvigionamento mediante un agevole percorso di fornitura che passi da un flusso costante e prioritario nelle procedure doganali", come primo step. Ma anche "velocizzare il percorso di autorizzazioni da parte dell’ISS per i dispositivi prodotti in deroga alle normative sanitarie, ma che dimostrino requisiti di protezione soddisfacenti" e infine "mettere in campo un pacchetto di misure di finanziamento a fondo perduto che supportino gli investimenti delle imprese nella sicurezza basato su alcune linee d’azione fondamentali: adozione di protocolli di sanificazione degli ambienti di lavoro; ripensamento degli spazi lavorativi per ridurre al minimo i contatti tra le persone; nuova mobilità da e per i luoghi di lavoro e all’interno dei siti produttivi; ricorso allo smart working".

Bonaccini

Anche il presidente dell'Emilia Romagna ha parlato di 'fase2' questa mattina a Rai Radio1 e ha predicato la calma: "Bisognerà immaginare di ripartire con totale cautela, senso di responsabilità  e testa sulle spalle - sottolinea Bonaccini. Con un protocollo rigoroso per il quale, una volta deciso dal Governo quali altri settori possono riaprire oltre a quello primario, le imprese diano determinate garanzie sul distanziamento sociale e sui sistemi di protezione individuale per i lavoratori". Quindi serviranno le mascherine? "Ce lo diranno gli esperti della sanità - risponde Bonaccini - quando sento politici o miei colleghi fare gli scienziati mi viene da sorridere, o da piangere. Devono essere coloro che hanno degli strumenti a dirci quali siano le migliori buone pratiche per evitare che le persone si ammalino".

Certo, è difficile che il governatore possa rimanese insensibile alla scesa in campo delle Confindustrie del nord unite e compatte. Ed è in queste ore che si decide il nuovo volto dell'Italia.