Green pass, cosa può succedere il 31 marzo

Ultime notizie a 20 giorni dalla scadenza dell'emergenza. Il certificato verde sarà abolito o rimodulato?

Bologna, 8 marzo 2022 - L'emergenza Covid finisce il 31 marzo, ma non è detto che, scoccata la data fatidica, potremo dire addio alle restrizioni e alle regole anti-pandemia. In molti aspettano lumi sul Green pass: potremo cestinarlo o metterlo in cornice a eterno ricordo di questi due anni d'incubo? Oppure ci toccherà tenerlo ancora nel portafogli o sullo smartphone?

Controllo del Green pass in un bar (Ansa)
Controllo del Green pass in un bar (Ansa)

Ebbene, a poco più di 20 giorni dalla scadenza, le notizie sono scarne: il governo ancora non ha emesso il suo verdetto, e della road map promessa dal premier Draghi sui passaggi intermedi che porteranno all'eliminazione del certificato verde non c'è traccia. Certo, la guerra in Ucraina ha comprensibilmente spostato il focus delle priorità. La fine delle restrizioni comunque dovrebbe scattare il 15 giugno (quando termina l'obbligo di vaccinazione per i lavoratori over 50).

Nonostante ciò, alcune parti politiche - FdI in testa, ma anche alcune frange di Lega e M5S - premono per l'eliminazione, mentre la maggioranza parla di 'modifiche' al Green pass. Dovremo dunque aspettarci una sorta di certificato verde rimodulato? Il ministro della Salute Roberto Speranza, da sempre cauto, ripete che "bisogna valutare passo dopo passo". 

Covid, Burioni: "Morti e vaccinazioni, non c'è rapporto"

Industria del turismo in pressing

In tutto ciò, l'industria del turismo teme ripercussioni, a partire dalle vacanze di Pasqua che aprono le porte alla stagione primavera-estate. Verosimile dunque che venga eliminato l'obbligo di Green pass rafforzato per treni, bus e aerei, mentre sembrano improbabili allentamenti sui luoghi di lavoro o l'eliminazione delle mascherine al chiuso (anche se il sottosegretario Sileri apre a un addio da metà aprile).

Il timore: la ricrescita dei contagi

Sul lavoro, in particolare, bisogna tener presente che la fine dell'emergenza abolisce anche lo smart working semplificato, e gli uffici e le fabbriche torneranno a popolarsi. Il timore, ovviamente, è che un 'liberi tutti' reinneschi la miccia dei contagi il cui calo - stando agli ultimi bollettini (qui Emilia Romagna e Marche, dove crescono i ricoveri) ha frenato la sua corsa. 

Senza parlare di Green pass, il governatore veneto Luca Zaia si mostra preoccupato:  "Speriamo che non ci sia una ripresa dei contagi - ha detto riferendosi alla  ripresa dei ricoveri in provincia di Belluno - Finchè abbiamo una parte della popolazione che dice che il virus non esiste, che è un'influenza. E che fra poco dirà che i quasi 14 mila morti sono... morti di spavento, non è proprio il caso di ritenersi 'liberi tutti'. Il virus ancora c'è. E che per il 5% ogni 100 casi porta in ospedale, con qualcuno che finisce in terapia intensiva e purtroppo muore", conclude. 

Lopalco: vaccini ai profughi

Poi c'è il tema dei profughi dall'Ucraina, dove la percentuale di vaccinati contro il Covid è bassa, sotto il 35%. Secondo l'epidemiologo Pierluigi Lopalco "è' necessario offrire vaccino anti Covid ai profughi ucraini che entrano in Italia. E per quelli che non vogliono farlo dobbiamo fare la stessa cosa che facciamo con i milioni di italiani che non vogliono vaccinarsi: cercare di convincerli. Non abbiamo alternative".  Sicuramente, continua Lopalco, "abbiamo il problema di queste persone che non sono vaccinate o sono vaccinate con un vaccino, come lo Sputnik, di cui non conosciamo, se non in piccolissima parte l'efficacia e la durata della protezione. Parliamo di una popolazione che oggi, ovviamente, è fragile per motivi psicologici, sociali, economici e in più non è protetta dall'infezione. Dobbiamo utilizzare le stesse tecniche che utilizziamo con gli italiani che ancora non vogliono vaccinarsi, e provare a persuaderli".