Bologna, 9 gennaio 2021 - Emilia Romagna e Veneto a rischio zona rossa: le due regioni sono appena state inserite in area arancione e subito si presenta l'eventualità di restrizioni più severe dopo il 15 gennaio.
Dopo l'abbassamento della soglia dell'indice Rt che descrive il tasso di contagiosità del Coronavirus per determinare il posizionamento nelle fasce (da 1,25 a 1 per entrare in zona arancione e a 1,25 anziché ad 1,50 per passare alla zona rossa), infatti il governo sta pensando di introdurre un'ulteriore stretta per determinare il 'colore' con regole che entrerebbe in vigore da metà gennaio: tra i criteri per definire le restrizioni, il Cts (Comitato Tecnico Scientifico) propone di istituire la soglia dei 250 casi settimanali di positività al Coronavirus per 100mila abitanti, che farebbe scattare in automatico la zona rossa.
Con gli ultimi dati disponibili - relativi alla settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio -, il Veneto sarebbe dunque rosso, visto che ha un'incidenza di 453,31 casi, mentre l'Emilia Romagna, con 242,44 casi, rimarrebbe fuori ma di poco. Secondo le stime degli esperti, questi dati andranno in peggioramento nel prossimo monitoraggio.
Il parametro, individuato dall'Istituto superiore di Sanità, è stato condiviso dal Cts. La proposta dovrà essere concordata con le Regioni. Che subito fanno trapelare perplessità, anche perché favorirebbe chi fa meno tamponi.
L'automatismo del numero dei casi per 100mila abitanti è il ragionamento che si sta facendo fra amministratori e dirigenti sanitari e potrebbe finire per penalizzare le regioni che fanno il maggior numero di tamponi ed essere una sorta di disincentivo al contact tracing: ovvero fare meno tamponi, per trovare meno casi, per non finire in zona rossa. E non terrebbe conto, inoltre, della diversa organizzazione degli ospedali sui vari territori.
La zona rossa è sostanzialmente un mini lockdown: oltre alle misure previste per la fascia gialla sommate a quelle dell’arancione, si può uscire di casa solo per fare la spesa o andare in farmacia o per un’emergenza. Nel nuovo Dpcm in arrivo prima del 15 gennaio (quando scadrà quello in vigore) potrebbero essere confermate le deroghe dell’’arancione’ e le eccezioni con autocertificazione. Le superiori sono in didattica a distanza, così come la seconda e la terza media.
L’ordinanza firmata ieri dal ministro Roberto Speranza che stabilisce i nuovi colori delle Regioni scade il 15 gennaio e dal 16 entrerà in vigore un nuovo Dpcm. Il provvedimento sarà discusso con Regioni, Anci e Upi in una riunione convocata per lunedì ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia All'incontro, in programma alle 10.30, parteciperà in video conferenza anche il ministro della Salute Roberto Speranza.
Insieme ai ristori, quella delle regole per definire le restrizioni sarà uno dei punti più delicati della discussione.
Nuovo Dpcm: le regole dal 16 gennaio
Nel Dpcm in vigore dal 16 gennaio sarà confermato il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle in zona gialla, verrà ribadito il coprifuoco alle 22 e potrebbe già essere prorogato lo stato d'emergenza, che scade il 31 dicembre. Non dovrebbero inoltre cambiare le regole per bar e ristoranti, che dunque potranno potranno rimanere aperti solo in zona gialla e solo fino alle 18, e la norma che prevede la possibilità una sola volta al giorno e per un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni) di andare a trovare amici o parenti.
Nel provvedimento, oltre alla scuola, entrerà molto probabilmente anche la proroga della chiusura degli impianti da sci, che al momento dovrebbero riaprire il 18 gennaio.
Emilia Romagna e Veneto in zona arancione: i Governatori chiedono subito ristori
I Governatori di Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Calabria, Sicilia - ovvero le Regioni che da lunedì entreranno nella zona arancione - chiedono al Governo "di fornire doverose e puntuali rassicurazioni circa un'immediata messa in campo di ristori e la loro quantificazione".
Questo per evitare, scrivono in una lettera Bonaccini, Zaia, Bonaccini, Fontana, Spirlì e Musumeci - "ulteriori penalizzazioni alle categorie colpite e per scongiurare il rischio che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni".