Bologna, 20 marzo 2024 – Una nuova pandemia? Arriverà. Non si sa quando, ma arriverà. La Storia lo insegna, l’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) manda un messaggio globale parlando di malattia X e Ilaria Capua, virologa di fama mondiale, sette anni negli Stati Uniti dove ha diretto lo One Health Center in Florida e ora alla John Hopkins University di Bologna, lo conferma.
Lei afferma che un’altra pandemia è inevitabile. L’Oms parla di malattia X. Perché?
"Io continuo a dire che facciamo parte di un sistema complesso. Le pandemie avvengono a cadenza regolare nel tempo. Mi dispiace dirlo, ma non è che perché abbiamo avuto quella da Covid siamo a posto per i prossimi duecento anni. Purtroppo non funziona così. La malattia X di cui parla l’Oms è un termine per dire che qualcosa, prima o poi, arriverà. Non si sa che cosa, ma succederà. E potrebbe essere ancora più aggressivo del Covid".
Come si può reagire a questo scenario?
"Serve una capacità di risposta a queste emergenze che sia ragionata, consapevole e studiata anche sulla base del territorio".
Cosa è rimasto di positivo dall’esperienza della pandemia?
"Certamente una consapevolezza di vulnerabilità. E questo è un bene. Mi piacerebbe, però, vedere più attenzione nel mettere in atto comportamenti che siano preventivi per il contagio da qualunque patogeno, quindi lavarsi le mani, se si ha la tosse o non si esce oppure si indossa la mascherina. Adesso abbiamo capito moltissimo su come circolano le malattie infettive. Certo, vedo anche che c’è una sorta di amnesia collettiva. Le persone, essendo stato così brutto quel periodo, non vogliono più pensarci. Però questo non va bene. Il virus del Covid è ancora qui con noi".
Professoressa, da dove potrebbe arrivare una nuova ondata pandemica?
"Il salto di specie avviene quando c’è un contatto ravvicinato fra l’uomo e l’animale. Nei posti dove ci sono meno norme igieniche è molto più semplice. Abbiamo avuto diversi virus pandemici emersi dall’Asia: l’influenza asiatica, l’influenza Hong Kong. L’Hiv arrivava dalle scimmie. I mercati di animali vivi dove specie che in natura non si incontrerebbero mai e invece sono nelle stesse gabbie ci sono ancora. Questi posti sono dei veri e propri gironi infernali".
Lei ha parlato di ‘salute circolare’. Ci può dire che cosa intende?
"Facciamo parte di un sistema, non siamo isole, siamo collegati con le componenti che ci nutrono, come gli animali, le piante e la nostra salute dipende da aria, acqua, terra e fuoco. Dopo il colpo durissimo del Covid non riflettere su come approcciarsi in modo più consapevole, circolare alla salute, è necessario".
C’è qualcosa che il sistema politico e sanitario devono fare, in vista di una nuova pandemia?
"Non si deve erodere un sistema che è già in sofferenza. Non bisogna dimenticare mai il grande sacrificio dei professionisti a quel tempo erano in ospedale e non avevano nemmeno a disposizione le mascherine, in lotta contro qualcosa che nessuno ancora riusciva a identificare".
Lei come ha vissuto quel periodo?
"Per una vita ho studiato i virus pre-pandemici che sono soprattutto negli animali e mi sono occupata dei virus che hanno fatto il salto di specie. Me l’aspettavo. Ne avevamo discusso lungo gli anni a Bruxelles e a Ginevra, all’Oms su cosa fare quando fosse arrivata una pandemia. Il lockdown è stato terribile ma inevitabile per fermare la corsa del virus. E abbiamo sviluppato concetti come lo smart working a quale, fino ad allora, nessuno aveva pensato".
Ilaria Capua ha parlato di tutto, a Bologna, nell’ambito della settimana di iniziative organizzate che seguono la Giornata nazionale in memoria delle vittime da Covid 19, organizzata dalla Croce Rossa Italiana. La professoressa Capua è stata intervistata da Paolo Giacomin, giornalista di QN ed è stata introdotta da Marco Migliorini, presidente della Croce Rossa di Bologna che ha ricordato il grande impegno del volontariato organizzato e non nel cercare di portare aiuto in quel periodo così tragico.