Un viaggio musical-filosofico sul concetto di libertà, da intraprendere percorrendo un doppio binario: quello ‘serio’ della riflessione culturale e politica, incentrato sulla figura di Luigi Einaudi, e quello ‘divulgativo’, affidato a mezzi espressivi popolari come cinema, canzoni e serie televisive.
Il risultato è Il mio canto libero, nuova produzione di Popsophia, l’unica associazione italiana dedicata alla pop-filosofia, genere che coniuga la riflessione filosofica con i fenomeni della cultura di massa. Venerdì (ore 21.15, sold out in un lampo) alla Mole di Ancona andrà in scena lo spettacolo ideato da Lucrezia Ercoli in collaborazione con la Fondazione Luigi Einaudi e con il Qn-Carlino mediapartner.
L’idea è ricordare uno dei nostri più grandi economisti e intellettuali liberali (nato 150 anni fa) in modo non convenzionale, così da veicolare il suo messaggio al grande pubblico, in particolare alle nuove generazioni, e di evidenziarne l’estrema modernità.
Come sottolinea Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, "non si tratta solo di celebrare un grande uomo di Stato e un grande economista, ma di fornire strumenti per decrittare il presente e pensare a un possibile futuro. Il pensiero di Einaudi è la miglior cura contro la degenerazione intellettuale dei nostri tempi. Un’epoca cialtrona dominata dalla superficialità e dall’indisponibilità al confronto".
Tutto il contrario dell’einaudiano "prima conoscere, poi discutere, poi deliberare", ricordato da Cangini: "Conoscere vuol dire dedicare tempo ed energie mentali allo studio. Dibattere significa dare valore al pluralismo, e appunto alla libertà. Perché la vera libertà è quella di chi riesce a cambiare opinione di fronte a un’opinione migliore dalla sua. Oggi non c’è vero confronto. Spesso ci si confronta sul nulla. E i giornali devono ritrovare la centralità della funzione di tribuna per la discussione di idee".
Cangini e Popsophia si sono ritrovati nell’obiettivo comune di "affrontare temi complessi con i linguaggi della contemporaneità", spiega Lucrezia Ercoli, che aggiunge: "All’inizio ero un po’ perplessa. Poi ho accettato con entusiasmo la proposta, perché la sfida non è rendere ‘pop’ Einaudi, ma prendere il pensiero di questo grande liberale e trarne temi e questioni che parlano al nostro presente. Per farlo utilizziamo un variegato repertorio di canzoni, dai Queen a Battisti, dai Radiohead alla colonna sonora del film Barbie, e riferimenti cinematografici, televisivi e letterari: 1984, Arancia meccanica, la serie Black Mirror, lo stesso Barbie....".
Ne esce una visione "problematica" della libertà, concetto ben più contraddittorio di quello che si pensi, dietro il quale si celano parole come responsabilità e "vertigine della scelta", in un ideale itinerario filosofico (basti pensare a Kierkegaard e all’esistenzialismo sartriano) e di pensiero socio-politico che oggi tocca in particolare un mondo dominato dai nuovi media. Internet e smartphone ci hanno resi più liberi? O sempre più schiavi di un algoritmo? Con Popsophia si parla anche di questo.
Non per niente Cangini precisa che "la Fondazione, facendo convegni o editando libri, si rivolge a chi già la pensa in un certo modo. Con Popsophia l’obiettivo è far passare certi concetti ai giovani, con il loro linguaggio. Ricordando sempre che la libertà non è un dono del cielo, ma una condizione dello spirito".