Plastic tax Emilia Romagna, Confindustria. "Stronca comparto da 17mila occupati"

Gli strali di Valter Caiumi: "La misura determinerebbe un incremento del 110% del costo della materia prima". Ma il M5s tira dritto

Valer Caiumi, presidente di Confindustria Emilia

Valer Caiumi, presidente di Confindustria Emilia

Bologna, 4 novembre 2019 - Ieri il governatore uscente Stefano Bonaccini aveva chiesto un passo indietro al governo (ossia "una rimodulazione"); la sua sfidante Lucia Borgonzoni aveva tuonato: "Il Pd prima si inventa nuove tasse, poi dice che ne mitigherà i danni: è un teatrino patetico che non possiamo tollerare". Oggi arrivano gli strali - molto più diretti - del numero uno di Confindustria Emilia, Valter Caiumi. Insomma, la plastic tax (video) allunga la sua ingombrante ombra sul voto regionale del 2020. Del resto proprio qui c'è la culla della Packaging valley, come è ormai ribattezzata la via Emilia.

Aziende che producono fatturati da capogiro, impossibili da ignorare per qualsiasi governo. Ed è proprio forte di questi numeri che la sonora bocciatura del presidente degli industriali di Bologna, Modena e Ferrara, ha un forte peso. L'associazione si dice “fermamente contraria all’introduzione della tassa immaginata dal Governo”. La plastica tax, osserva Caiumi, “va a colpire in modo particolare il territorio emiliano-romagnolo, culla della Packaging valley, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, 230 con oltre 17.000 occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, pari al 63% del giro di affari nazionale”.

In tutta Europa, dalla Francia alla Germania, ricorda il numero uno degli industriali “sono stati attivati piani a cinque anni di incentivi all’utilizzo della plastica riciclata, per stimolare innovazione e ridurre l’impatto della plastica non riciclata entro il 2025”. Con la tassa sulla plastica, “tra cinque anni in Italia, non avremo migliorato nessun processo produttivo e avremo ridotto occupazione e imprese attive. Ancora una volta, manca una politica industriale vicina alla politica della circolarità dell’economia che dovrebbe portare valore”.

Quindi bolla questa scelta come “troppo roboante che non produce cultura, né da la possibilità di avviare nuove azioni innovative per avere soluzioni nel medio lungo periodo". La nuova tassa “dallo scopo assolutamente nebuloso, non risolve le questioni ambientali e va solo a penalizzare senza possibilità di recupero consumatori, lavoratori e imprese”.

La plastica tax “colpirà un comparto di eccellenza, oggi messo in cattiva luce in maniera troppo semplicistica? La misura determinerebbe un incremento del 110% del costo della materia prima. Se questa è un’imposta passante, l’azienda dovrà comunque mettere mano al proprio portafoglio e anticiparla. Chi le restituirà la somma versata? Il Conai? La Grande Distribuzione? Il consumatore finale? “.

Ma il Movimento 5 stelle non sembra volere sentire ragioni. "Stop terrorismo psicologico. La plastic tax è una norma giusta già prevista in diverse forme in altri Paesi europei, dalla Germania, ai Paesi Bassi, passando per Gran Bretagna che la applicherà dal 2022, Finlandia, Portogallo , Irlanda fino all'Ungheria", scrive in una nota la deputata grillina Ilaria Fontana. E a livello locale, i pentastellati sono al lavoro per creare una Emilia Romagna plastic free, prevedendo taglio dell'Irap per i negozi che vendono prodotti sfusi o alla spina, incentivi per le realtà che metteranno al bando prodotti di plastica monouso durante sagre, feste e fiere per passare invece a materiali riciclabili, aiuti per la riconversione e per l'utilizzo di materiali di ultima generazione. 

A illustrare queste proposte è stata la consigliera regionale Silvia Piccinini. "Perché allora non fare un bel 'plastic meeting', ovvero perché non mettere insieme chi in questi anni ha lavorato sul tema e ragionare sulle cose da fare per l'Emilia-Romagna?", è la risposta possibilista del segretario regionale dem Paolo Calvano.