Editoriale

In ricordo di Zaccagnini

La biblioteca personale di Benigno Zaccagnini rivive a Casola Valsenio, sulle colline di Faenza, in provincia di Ravenna, lontano quindi dalla città dove visse lo storico segretario della Democrazia Cristiana. Alla piccola Casola, dove Zaccagnini trascorreva le vacanze, studio e libri sono stati donati dai figli dello stesso politico e nella biblioteca comunale ora saranno a disposizione di cittadini e studiosi. L’inaugurazione è avvenuta sabato alla presenza anche dell’ex premier Romano Prodi.

È sicuramente un’ottima iniziativa, perché Zaccagnini è stato uno dei protagonisti della storia d’Italia, dal compromesso storico al caso Moro, partigiano e padre costituente. Memoria da conservare. Purtroppo tutto questo avverrà lontano da Ravenna, la sua città - dove è morto nel 1989 - e alla quale il suo ricordo andava legato senza se e senza ma. Errore grossissimo da parte di chi amministra. Dopo la morte della moglie Anna, nel 2019, la casa di famiglia era stata messa in vendita dai figli tra l’indifferenza di Ravenna. Per salvare i suoi ricordi si era fatta avanti Casola, che appunto ha ricevuto studio e biblioteca. Fortunatamente, la casa è stata acquistata dalla Fondazione Cassa di risparmio di Ravenna e dopo alcuni lavori sarà concessa in comodato gratuito alla Fondazione Casa di Oriani che la utilizzerà per conservare altri libri e documenti. Non era meglio conservare tutto insieme? Si sarebbe potuto realizzare un museo dedicato a Zaccagnini nella sua casa di Ravenna, o no? Perché dividere tutto? Perché purtroppo siamo miopi. E dimentichiamo da dove veniamo e chi ha costruito la nostra storia. Ravenna ha sbagliato, purtroppo.