Editoriale

Non c’è più religione

Qualcuno potrebbe davvero liquidare la faccenda con una frase tipo il titolo di questa rubrica odierna: 'Non c'è più religione'.

Sì, perché le due storie che si stanno consumando in questi giorni fra Pioltello (Milano) e Verghereto (Forlì-Cesena) sono insieme diverse o forse simili ma sicuramente esagerate, decisamente esagerate, con tutto il rispetto per multiculturalismo, globalizzazione, integrazione e tutte quelle parolone che vanno tanto di moda in quest'epoca e che sono importanti, per carità. Importanti quando qualcuno non diventa però più realista del re, e allora si rischia davvero di trasformare tutto in farsa.

Vi raccontiamo i fatti. In Lombardia una scuola onnicomprensiva decide di abbassare la saracinesca il 10 aprile, ultimo giorno di Ramadan, festa islamica. “Tanto – ha fatto capire il dirigente scolastico – quel giorno resterebbero comunque tutti a casa”. A Pioltello ci sono 1.270 studenti e la presenza straniera (musulmana, ma non solo) supera il 40%. Lunedì è intervenuto il ministro Valditara: “Non possono essere le singole scuole a fissare le festività”.

In Romagna, invece, un parroco di montagna di origini africane cerca disperatamente da più di un anno di benedire la scuola del paese per Pasqua ma fino a ieri aveva ricevuto solo dei niet. 'Salvaguardiamo il totem della laicità scolastica' il muro che si era trovato di fronte. Forse anche lui ha sbagliato qualche approccio, intendiamoci, anche perché su questi temi gli equivoci, insieme alle paure, sono all'ordine del giorno. E comunque, dopo le polemiche sollevate dal dirigente di Fratelli d'Italia Luca Bartolini, qualcosa si è mosso. Tenetevi forte: con un compromesso all'italiana in salsa multiculturale, venerdì prossimo, alle 13, a fine lezione, don Adolf Wasa andrà a fare il suo lavoro in quella… benedetta scuola. Chi vorrà (genitori compresi) si prenderà l'acqua santa, chi non vorrà tornerà a casa. Cinque minuti, un attimo, e tutto finirà.

Ma che fatica, amici.