Editoriale

Thiago Motta e Arnautovic, alla fine vincerà il buonesnso

C’è stato un tempo, nel secolo scorso, in cui l’Italia si divideva tra Motta e Alemagna. Panettoni rigorosamente doc che si confrontavano a colpi di pubblicità e di slogan accattivanti. Da qualche settimana, anche Bologna si divide, tra Motta e Arnautovic. Che non sono panettoni ma, al contrario, tecnico e centravanti rossoblù. Il bomber austriaco è rimasto in panchina per due partite di fila e, contro la Lazio, se n’è andato dal campo con un gesto di stizza che non è passato inosservato. Thiago (Motta), oltre a una filosofia più che rispettabile, ha dalla sua i numeri. Perché il Bologna senza il Marko viaggia a una velocità maggiore. Però il calcio, anche se il risultato perfetto per alcuni è lo 0-0, è fatto non solo di emozioni, ma anche di gol. Due in tutta la stagione per Musa Barrow, centravanti rossoblù del momento, uno per Zirkzee, che nelle ultime uscite almeno ha potuto giocare nella ripresa. Quello che non è stato consentito ad Arnautovic. Marko dovrebbe accomodarsi in panchina, almeno all’inizio. E poi? Poi tra personalità forti e persone intelligenti – quali sono Thiago e Marko – un punto di incontro si trova. Come ha ricordato Ulivieri – uno che di esclusioni eccellenti se ne intende, da Cecconi a Baggio per finire a Marazzina – nessun allenatore è autolesionista. Il Bologna va a Salerno, dove non ha mai vinto, con il sogno di riprendere il cammino, o meglio, il sogno europeo. Un punto nelle ultime due partite (sconfitta con il Torino, 0-0 con la Lazio) non può esaltare la piazza. E non può passare inosservato che, pur con qualche buona occasione, il Bologna non segna da 180 minuti. Servirebbe un uomo gol. Che parta dall’inizio o subentri a gara in corso, poco conta. Marko Arnautovic ha confidenza con il gol. E lo sa anche Thiago Motta.