Tre anni senza Zaki

Zaki, povero ragazzo: tre anni senza di lui. Nel senso che dal 7 febbraio 2020 Patrick, egiziano, studente universitario a Bologna, non può tornare in Italia. Zaki fu arrestato all'aeroporto del Cairo ed è rimasto in cella fino al 7 dicembre del 2021. Ora è libero, sì, ma non può lasciare il suo Paese di origine, tornare nella sua Bologna. Voleva a tutti i costi incontrare Sinisa Mihajlovic, il suo idolo, colui che è stato l'allenatore della sua squadra del cuore. Molto più veloce la malattia di Sinisa della giustizia egiziana, purtroppo. Zaki attende il processo: le udienze, da più di 14 mesi, vengono rinviate o aggiornate. A proposito, di cosa è accusato Zaki? Rischiamo di dimenticarcelo, fra appelli, petizioni, striscioni nei comuni e manifestazioni varie. Il ragazzo ha 5 capi d'imputazione, tutti riguardanti reati politici e di stampo sovversivo: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. A leggere queste cose qui, uno potrebbe pensare: quasi quasi erano da buttare le chiavi della cella, altro che 41 bis. Invece sapete cosa ha fatto in realtà Zaki? Ha espresso giudizi negativi sul governo egiziano sui social. Cosa che in Italia, diciamocelo, facciamo un po' tutti, senza finire in galera o al confino. Ecco, quando leggiamo queste storie qui, ci viene quasi da esaltare la comunque scricchiolante giustizia del nostro Paese. Scriviamolo allora: forza Zaki e viva l'Italia