La sua partita, Vincenzo Italiano l’ha vinta. Giocava contro un esercito di pregiudizi che lo insegue dal momento in cui ha accettato il Bologna. Tutti i suoi detrattori lo aspettavano al varco dello Stadium, convinti della sua disfatta al cospetto del mago Motta. Così sicuri che ci avrebbero scommesso la casa. Ecco, oggi sarebbero tutti senza un tetto.
Italiano ha dominato in casa della Juventus, arrivando a un passo (falso) di Miranda dalla vittoria. Il 2-2 sul tabellone cambia la forma, ma non la sostanza di una partita che il Bologna ha giocato da grandissima squadra. Anche se la classifica si muove poco, quello di ieri è stato un passo avanti da gigante nella crescita e nella consapevolezza di un gruppo giovane, sì, ma ricco di ragazzi a cui il futuro sta stretto, perché hanno già le carte in regola per sbranare il presente. Impressionante la maturità e l’atteggiamento sicuro, quasi sfrontato, dei rossoblù.
Una prestazione così non arriva per caso, affonda le radici lontano, in una missione quasi impossibile accettata in estate. Certo, i due anni di Thiago restano scolpiti nella storia e questo Bologna è figlio di quella storia. Ma lo Stadium conferma che c’è vita dopo Motta ai tanti che pensavano che il 23 maggio (giorno della separazione dallo “stranino”) fosse finito il mondo.
E il merito è anche - e tanto - di quel signore che ha preso con coraggio una panchina larga due posti: uno per lui, l’altro per il Paragone con chi l’ha preceduto. Italiano si è preso paradossalmente il peggio del Bologna ch’era tornato a far tremare il mondo: le aspettative, il paragone, appunto. Mentre il meglio (Calafiori e Zirkzee) se ne andava in Premier. La sua colpa? Essere poco glamour. Vincenzo ha un nome pratico, poco esotico. Non è naïf e quando parla è fin troppo onesto. Si è seduto con enorme rispetto sulla panchina che fu di Weisz, Bernardini, Mazzone e Mihajlovic. Ecco, su quella stessa panchina, Motta si è sempre sentito stretto, con addosso quella fretta malcelata di chi sa che se ne andrà presto. Non si è mai tolto il cappotto. Davanti al Bologna di Italiano in tanti, invece, dovrebbero togliersi il cappello.