Editoriale

Voti moderati, al centro c’è una prateria

C’è ancora uno spazio per il centro? E, già a partire dalle elezioni amministrative 2023 e dell’anno prossimo, cosa accadrà a cattolici, moderati, riformisti? La scelta di Elly Schlein come segretaria del Pd non rassicura di certo tutta una platea – politicamente fluida – che negli anni ha oscillato dal terzo polo ai dem, da FI a liste più o meno evidenti. La sensazione è che se il Pd andrà ancora di più a sinistra e verso il Movimento Cinque Stelle, il centrodestra dovrà giocoforza radicalizzare molte posizioni. E in questo braccio di ferro al sapore di bipolarismo, resterà una prateria che Italia Viva e Calenda da soli non riusciranno ad arare.

Il test amministrativo di Ancona sarà un antipasto delle Regionali 2025 dove, in particolare in Emilia-Romagna, la partita è apertissima e potrebbe portare a un ribaltone che Bonaccini, con il suo secondo mandato e la battaglia con Salvini del 2020, aveva evitato all’ultimo. Ma il presidente uscente questa volta non può essere ricandidato e il centrodestra deve studiare una nuova strategia. L’impressione è che se, da un punto di vista puramente politico, si spingerà su posizioni sempre più radicali, per la nomination si cercherà forse un civico, un imprenditore, magari proprio un cattolico. Il tradizionale triangolo tra Chiesa, mondo cattolico e partiti politici si è spezzato, incrinato, se non rotto come alcuni osservatori privilegiati notano da diverso tempo. Emerge una sofferenza di fondo del mondo cattolico per la mancanza di un pensiero politico adeguato.

L’ultima domanda dunque è come ricompattare la compagine cattolica? Può farlo una destra che, se non populista, è caratterizzata da un protezionismo che si scontra con la linea, ad esempio, della Cei? Può farlo un centrosinistra sempre più a sinistra, dove la trazione passa dai riformisti alle sardine, che di certo non su tutti i temi possono attirare un elettorato moderato? La prateria è tutta da percorrere.