Il caro bollette piega le aziende, in Romagna una su dieci rischia di chiudere

Lo rivela un’indagine a campione di Legacoop Romagna su 380 imprese presenti sul territorio romagnolo. Il 7% delle imprese pensa di ricorrere agli ammortizzatori sociali: trasporti e logistica i settori più colpiti

Forlì, 5 ottobre 2022 - A rischio la sopravvivenza di un’azienda su 10 se la crisi energetica proseguirà anche per il 2023. Lo rivela un’indagine di Legacoop Romagna, effettuata a campione sugli associati: 380 imprese nel territorio romagnolo, con 80mila soci, 23mila dipendenti e 6 miliardi di fatturato. Si alza dunque un’altra voce delle associazioni economiche sui costi insostenibili per gas ed energia elettrica. Un grido d’allarme che segue, ad esempio, l’iniziativa ’Bollette in vetrina’ promossa dalla Confcommercio. Ma non sono solo i settori più ’energivori’ a manifestare fortissime preoccupazioni, il problema non risparmia alcuna filiera produttiva, anche se il peso del caro bollette si abbatte in modo più pesante su attività come i fornai e i pasticceri.

Il caro bollette piega le aziende, il Romagna una su dieci a rischio
Il caro bollette piega le aziende, il Romagna una su dieci a rischio

"Le cooperative si aspettano che i costi dell’energia rimarranno alti anche per il 2023 e le conseguenze sono potenzialmente drammatiche, fino al ricorso agli ammortizzatori sociali e alla sospensione dell’attività", si legge nella nota di Legacoop. Una cooperativa su dieci tra quelle considerate nel campione sta valutando di fermare gli impianti, un rapporto che sale a una su quattro nel settore dei trasporti e della logistica. Circa un terzo delle cooperative esaminate prevede aumenti dei costi dell’energia superiori al 100%, quasi la metà prefigura di oltre il 200%. Le più colpite nell’immediato sono le cooperative della filiera agroalimentare e di quella sociale e dei servizi. Queste ultime, in particolare, segnalano forti criticità sui flussi finanziari e sulla liquidità.

Di fronte alla crisi energetica tre cooperative su quattro stanno attuando iniziative per il contenimento dei consumi, ma anche indagini di mercato sui fornitori e interventi sull’organizzazione del lavoro. Minori le percentuali di chi sta attuando investimenti per l’autonomia energetica attraverso le fonti rinnovabili, visti i tempi lunghi e i requisiti finanziari necessari. Il dato più preoccupante riguarda il 9% di aziende che prevede di spegnere gli impianti o di ricorrere agli ammortizzatori sociali (7%) se i costi energetici rimarranno invariati e non ci saranno interventi forti di carattere pubblico. Il settore più colpito è quello dei trasporti e della logistica, dove un quarto delle cooperative sta valutando di sospendere il servizio, ma sono tra i comparti più in fibrillazione anche la ristorazione, la pesca e la gestione di impianti sportivi.

"C’è ormai la consapevolezza – dice il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti – che la possibilità di usufruire dell’energia a basso prezzo non ci sarà più per molto tempo. Al governo che verrà chiediamo interventi di sostegno per le famiglie e le imprese. Occorre ridistribuire gli extra profitti delle aziende energetiche e un’accelerazione nell’incremento di salari, stipendi e pensioni, erosi da un’inflazione ormai al 10%. Da parte nostra intendiamo rafforzare i rapporti tra le varie filiere cooperative. Stiamo predisponendo iniziative di tutoraggio e servizio per le cooperative più piccole per diffondere il risparmio energetico, agevolare gli investimenti e migliorare i rapporti con i fornitori e il mercato".