Lavoro, tutti a caccia di laureati: Emilia-Romagna seconda in Italia

La ricerca di Randstad e Fps: davanti per numero di offerte d’impiego c’è solo la Lombardia

Bologna, 10 settembre 2023 – L’Emilia-Romagna è la seconda regione in Italia nella richiesta, da parte delle aziende, di giovani laureati. L’importanza del cosiddetto "pezzo di carta" è fondamentale per trovare un posto di lavoro. Una laurea è un importante fattore di protezione dall’inoccupazione, correlato a una maggiore permanenza in stato di occupazione, maggiore livello salariale e un più rapido rientro al lavoro in caso di uscita. Più di tre quarti dei laureati in Italia trova lavoro entro un anno, ma le aziende oltre al diploma richiedono sempre più competenze digitali e "soft skills" (almeno una su cinque). Il 70% delle offerte di lavoro per laureati sono concentrate al Nord. Infatti nella classifica nazionale l’Emilia-Romagna occupa la seconda posizione alle spalle della Lombardia. Molto ricercati account manager, responsabili logistica e distribuzione ed esperti contabili. È quanto emerge dalle ricerca "Università e imprese per lo sviluppo dei talenti", realizzata da Randstad e Fondazione per la sussidiarietà (Fps), presentata al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini. Lo studio ha analizzato il trend dei laureati in Italia, la domanda di lavoro di laureati negli annunci online del 2022 e le strategie di sviluppo dei talenti delle imprese italiane.

Giovani neolaureati in un’immagine d’archivio
Giovani neolaureati in un’immagine d’archivio

"La quota dei laureati tra i 25 e i 34 anni in Italia è tra le più basse nei paesi Ocse – commenta Marco Ceresa, Group ceo di Randstad –, eppure l’indagine ribadisce che una laurea in Italia oggi è ancora un importante fattore di protezione dall’inoccupazione. È fondamentale, quindi, mettere in campo azioni concrete per contrastare la dispersione scolastica e incentivare i giovani a proseguire gli studi. È importante, di fronte alla scarsità di talenti del mercato unita ai trend demografici allarmanti, che le aziende valutino i profili da inserire a partire dalle reali competenze possedute dai candidati, oltre che dal titolo di studio". "La ricerca conferma che gli studi universitari sono un volano – ha detto Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà – e nelle selezioni le aziende guardano ai voti, al percorso accademico, ma sempre di più allo sviluppo di capacità e soft skill".

Le posizioni di lavoro offerte nel 2022 ai laureati per i 116 profili sono concentrate al nord (70%). In testa tra le regioni c’è la Lombardia, con il 30% degli annunci, seguita dall’Emilia-Romagna (13%), dal Veneto (13%) e dal Lazio (11%). La Campania, dove c’è uno dei più elevati tassi di disoccupazione giovanile, raccoglie solo il 5% degli annunci. Le aziende sono alla ricerca principalmente di laureati in discipline tecniche e scientifiche, ma prendono in considerazione anche le lauree umanistiche, e integrando le competenze tecniche con la formazione interna. Nel primo esame dei cv le imprese valutano soprattutto la carriera universitaria, ma poi si concentrano su soft skill e attitudini personali. A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione dei laureati è il 75% per il primo livello e il 77% per i magistrali biennali, per arrivare al 90% per entrambi dopo cinque anni (fonte Almalaurea). Tuttavia, la quota di laureati tra i 25 e i 34 anni in Italia nel 2021 è il 21%, un livello tra i più bassi dei paesi Ocse. In Emilia Romagna, però, continua ad essere particolarmente alto il tasso di difficoltà avvertito dalle aziende nel reperire laureati e non adeguatamente preparati. Secondo lo studio diffuso nei giorni scorsi da Unioncamere, Anpal ed Excelsior, in particolare, in termini di flusso di assunzioni riferite all’attuale mese di settembre, emerge che in Emilia-Romagna a fronte di 49mila assunzioni previste dalle aziende il tasso di difficile reperimento è del 51,9%. Per l’Emilia Romagna la difficoltà di reperimento e ben superiore alla media italiana che si è attestata al 47,6%.