Reddito di cittadinanza sospeso in Emilia Romagna: cosa fare adesso?

In regione 3.557 sospensioni da agosto, ma è possibile ottenere il nuovo sostegno iscrivendosi al Supporto per la formazione e il lavoro (SFL) o richiedendo l'Assegno di inclusione (ADI). Ecco cosa cambia e come ottenere i sussidi

Bologna, 31 luglio 2023 - Stop al reddito di cittadinanza. Venerdì scorso 169 mila famiglie italiane hanno ricevuto il messaggio con cui Inps ha comunicato la sospensione del sussidio ai beneficiari considerati “occupabili”, ossia coloro che sono già stati o potranno essere indirizzati ai servizi per l’impiego.

In Emilia Romagna sono 3.557 i nuclei a cui è stato sospeso il reddito di cittadinanza. Cresce la preoccupazione tra queste persone che si chiedono ora cosa cambia, cosa bisogna fare e come ottenere i nuovi sussidi.

Reddito di cittadinanza, per chi finisce e quali categorie continueranno a percepirlo
Reddito di cittadinanza, per chi finisce e quali categorie continueranno a percepirlo

I dati in Emilia Romagna

Lo stop al Reddito di cittadinanza ha colpito in particolar modo Sicilia, Campania e Lazio. L'Emilia Romagna resta fuori dalla decina delle regioni con maggior numero di beneficiari, dove in testa alla classifica troviamo la Sicilia. Ma facciamo una breve panoramica su quante persone beneficiano o hanno beneficiato del Reddito di cittadinanza in regione. Stando ai dati forniti dall’Inps, in Emilia Romagna da gennaio a giugno 2023 sono stati 16.864 i nuclei richiedenti il Reddito di cittadinanza; non pochi, se si considera che da giugno a dicembre 2022 lo hanno richiesto 47.264 famiglie. In particolare, il numero di persone richiedenti il RdC sono, per provincia: Bologna (4.140), Modena (2.474), Reggio Emilia (2.109), Forlì Cesena (1.184), Parma (1.651), Ferrara (1.603), Rimini (1.471), Ravenna (1.328), Piacenza (904).

I nuclei a cui saranno sospesi, invece, ammontano a 3.557: Bologna 1.245, Ferrara 294, Forlì Cesena 238, Modena 396, Parma 371, Piacenza 142, Ravenna 201, Reggio Emilia 355, Rimini 315.

Reddito di cittadinanza sospeso: perché?

Il governo Meloni punta infatti a colmare il cosiddetto mismatch, il mancato incrocio tra richieste delle imprese lavoratrici e profili di lavoratori inoccupati. Questo lo scopo illustrato dalla ministra del Lavoro Marina Calderone con il decreto Lavoro di maggio. In altre parole, il Reddito è stato sospeso per far impiegare le persone considerate “occupabili”. Esse dovranno infatti attivarsi presso agenzie per i lavoro e, se non si troverà un’occupazione, iniziare un percorso formativo. Solo così, potranno continuare a godere di un nuovo sostegno economico. A tal proposito, il governo sta lavorando alla costituzione di un nuovo portale: Siisl PdA (Sistema informativo di inclusione sociale e lavorativa - Piattaforma di attivazione); tuttavia ancora in cantiere.

Stop al Reddito di cittadinanza: cosa cambia

L’obiettivo del governo è superare il RdC attraverso due nuovi strumenti in contrasto alla povertà: il Supporto alla formazione e al lavoro (SFL) e l’Assegno di inclusione (ADI). Il Supporto alla formazione e al lavoro è un accesso a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro per le persone tra i 18 e i 59 anni. In pratica, l’ex percettore del Reddito di cittadinanza “occupabile” può trovare lavoro grazie a corsi di formazione e ricerca del lavoro tramite agenzia.

Contestualmente, dal momento che il percorso viene avviato, è previsto un sostegno economico mensile tramite bonifico per tutta la durata delle attività formativa fino a un massimo di 12 mesi. L’Assegno di inclusione, invece, è un’integrazione al reddito per le famiglie con minorenni, con almeno 60 anni di età o con disabilità, e per le persone in condizione di svantaggio inserite in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali.

Tale assegno sarà attivo da gennaio 2024. Ai beneficiari dell’ADI è riconosciuto un sostegno mensile al reddito familiare e un contributo per l’abitazione concessa in locazione. Tale sostegno viene erogato per 18 mesi attraverso la “Carta di Inclusione” e può essere rinnovato per 12 mesi.Chi sono gli “occupabili”: requisiti

Lo stop al Reddito di cittadinanza riguarda i nuclei familiari nei quali non ci sono componenti disabili, minori o over 65; i cosiddetti “occupabili”. Per queste famiglie, l’ultima rata del Rdc è quella del 27 luglio. Come spiega Inps nella relativa comunicazione, tutte le persone che soddisfano i requisiti sopra citati e che hanno fruito di 7 mensilità relativi all’anno 2023 vedranno la sospensione del sussidio a partire da agosto. In particolare, “tutti i soggetti che sono già stati o potranno essere indirizzati proficuamente ai servizi per l’impiego per intraprendere percorsi lavorativi e per i quali lo stesso decreto-legge 4 maggio 2023 n. 48 (convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85) ha previsto l’accesso alla nuova misura del Supporto formazione e lavoro a partire da settembre.

Chi continuerà a percepire il Reddito di cittadinanza

Continueranno a beneficiare del Reddito nuclei familiari con minorenni, disabili, persone di almeno 60 anni di età anagrafica, con un Isee fino a 9.360 euro all’anno, e fino al 31 dicembre 2023. Dopo l’archiviazione totale del RdC, gli stessi inizieranno a beneficiare del nuovo Assegno di inclusione dal 1 gennaio 2024.

Revoca della sospensione: a chi spetta

Nel sintetico messaggio, Inps spiega che la sospensione potrà essere revocata qualora la gestione venga presa in carico dai servizi sociali. In questo caso, il nucleo ex beneficiario potrà continuare a godere del sussidio. Tuttavia, la revoca della sospensione riguarda persone “che versano in un particolare stato di bisogni complessi e di difficoltà di inserimento sociale o lavorativo”.

A margine delle proteste scoppiate in Campania sullo stop al RdC, il direttore Inps di Napoli spiega: “Non abbandoniamo nessuno. Circa la metà di queste persone sono in una situazione di disagio sociale (ad esempio tossicodipendenza o disagio abitativo, ndr) e potranno rivolgersi ai servizi sociali e se inseriti in un progetto multidimensionale di recupero potranno avere ancora il sussidio. Gli altri dovranno andare ai centri per l'impiego e firmare il Patto di servizio personalizzato per essere avviati al lavoro”.

Supporto per la formazione e il lavoro: a quanto ammonta?

Come indicato nel decreto Lavoro varato a maggio scorso, il Supporto per la formazione e il lavoro, con decorrenza prevista dal 1 settembre, prevede un'indennità di 350 euro mensili, erogati da Inps, per un massimo di 12 mesi solo per chi parteciperà a programmi di formazione e progetti utili alla collettività. Considerando che la misura è personale, è possibile che all’interno dello stesso nucleo familiare ci siano più percettori. Tale supporto è utilizzabile dai componenti dei nuclei familiari con un’età compresa tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, con un valore dell'Isee familiare non superiore a euro 6.000 annui, che non hanno i requisiti per accedere all'Assegno di inclusione.

Come richiedere il nuovo sussidio

Contestualmente sospensione del RdC, il governo dovrebbe dunque ultimare la nuova piattaforma Siisl Pda (Sistema informativo di inclusione sociale e lavorativa - Piattaforma di attivazione), la cui attivazione è prevista per il 1 settembre. Pertanto, in seguito all’attivazione del portale, tutte le persone che hanno ricevuto l’sms dall’Inps potranno registrarsi e iscriversi qui ad un corso professionale. Chi, invece, non può accedere a corsi e lavoro sarà preso in carico dai servizi sociali.

Come iscriversi al nuovo portale SLF dopo il Reddito di cittadinanza

La persona “occupabile” che desidera ricevere il sussidio deve presentare la domanda sul portale Inps, presso un patronato oppure al Caf, con obbligo di iscrizione alla nuova piattaforma Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale lavorativa). Qui si registra, compilando il form, inserendo i propri dati e il curriculum vitae.

Dopodiché, l’utente sottoscrive un Patto di attivazione digitale (Pda) dove indica tre Agenzie per il lavoro alle quali inviare i propri dati. In parallelo, l’Inps esegue dei controlli sul richiedente, verificando il suo Isee e i requisiti. Sarà il Centro per l’impiego a contattare la persona “occupabile”.

Stando a quanto dichiarato per ora dall’Inps, la persone viene convocata al Centro per l’impiego per la Profilazione Qualitativa. In questo modo, il soggetto occupabile passa ad un Patto di servizio personalizzato per aderire ai servizi al lavoro e ai percorsi formativi previsti dal Programma nazionale per la Garanzia occupabili dei lavoratori (GOL) del Pnrr. Contestualmente, il soggetto comincerà a ricevere il sussidio economico e proposte lavorative o socialmente utili.