Fano, chiude l’asilo di Casa Serena

L’istituto paritario gestito dalle suore era in attività dal ’39. "Costi insostenibili"

Chiude l'asilo Casa Serena

Chiude l'asilo Casa Serena

Fano, 17 luglio 2019 - Un altro pezzo di storia della città che se ne va. A Bellocchi chiude l’ottuagenario asilo di Casa Serena. Il prossimo anno scolastico sarà infatti l’ultimo in attività per l’istituto paritario che dal 1939 ad oggi ha cresciuto migliaia di bambini fanesi.

«La Congregazione ha valutato che essendoci sempre meno bambini iscritti, l’asilo non si poteva più sostenere». Così esordisce suor Gabriella, responsabile della struttura, nello spiegare la dolorosa scelta di chiudere la scuola dell’Infanzia «San Sebastiano» (dal nome del santo al quale la parrocchia di Bellocchi è dedicata) nata con l’anno scolastico 1939-1940, dal progetto di monsignor Giuseppe Gentili di accogliere 45 piccoli abbandonati che non trovavano posto nell’orfanotrofio «S. Cuore» di Fano da lui gestito.

Già dai suoi inizi, l’opera è stata affidata alle Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione) impegnate nella missione educativa. Nel 1965, poi, accanto alla realtà della scuola si è sviluppato il servizio alle ragazze diversamente abili accolte dai paesi limitrofi, dando vita così all’Istituto Socio Assistenziale «Casa Serena» attualmente Residenza protetta per disabili.

«E’ un grande dispiacere chiudere una scuola storica, aperta anche per aiutare i bimbi della zona – racconta suor Gabriella – a cui, nel dopoguerra, garantiva un pasto quando le famiglie non riuscivano. Poi la Scuola dell’Infanzia San Sebastiano ha svolto soprattutto la sua funzione educativa, con un’importante tappa nella sua storia, quando nel 2000 è stata riconosciuta Paritaria. Ma solo sulla carta. Nei fatti è diventata una scuola non dico d’élite, ma quasi. Comprendo le famiglie che non si possono permettere una retta di 160 euro al mese più 4 euro al pasto. Nelle scuole comunali possono presentare l’Isee, per le paritarie non vale. Da noi ci sono quote fisse, ma anche costi fissi, e alti. Abbiamo sempre garantito, infatti, due insegnanti anche con una sola sezione. Con un numero alto di iscritti si sostiene, a numeri bassi non più».

Lo Stato, poi, quest’anno non ha agevolato la vita delle piccole suore della Carità. «Con il Decreto Dignità - prosegue il suo racconto suor Gabriella – quest’anno non potevamo rinnovare il contratto delle insegnanti. E così occorreva cambiarle». Quando però dalla scuola è arrivata la comunicazione del cambiamento alle famiglie, in 15 hanno scelto di non iscrivere più lì i figli, optando per le scuole pubbliche del circolo didattico di Sant’Orso. Sono rimasti iscritti solo quelli dell’ultimo anno. «Questa è la vita – conclude la suora – certe cose nascono per un’esigenza, crescono ma poi le cose cambiano a livello storico. Ora servirebbero fondi, che non abbiamo. Ma siamo contente di quello che abbiamo fatto, anche se forse non avremo accontentato proprio tutti».