Il mare è un brodo, i pesci soffrono

Il biologo Piccinetti: "Alghe in disfacimento e vongole a rischio, ma da noi il comparto va bene. Ecco perché"

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di Tiziana Petrelli

Fa caldo, non piove, i campi soffrono la siccità. Ma di caldo soffrono anche la flora e la fauna marina. L’innalzamento delle temperature delle acque in Adriatico sta creando grossi problemi: morìe di massa, epidemie e carenze di ossigeno. Il tutto con inevitabili ripercussioni sulla pesca sottocosta. E sono scomparsi pure i pescatori con la canna sui moletti fanesi e lungo viale Ruggeri. "Con il caldo i pesci si allontanano - spiega il professor Corrado Piccinetti -. Questo è già evidente a chi va a pesca con la canna: a 200 metri dalla riva i pesci in questo periodo non ci sono perché quando l’acqua si riscalda, scappano per sopravvivere. Il problema è per gli animali che non possono scappare, come le vongole".

In questi giorni il mare fanese è un "brodo". Una condizione ideale per far fare il bagno ai bambini, ma un bel problema per l’ecosistema marino. "Il problema della temperatura è particolare - prosegue Piccinetti -. Quasi tutti gli animali che vivono in mare hanno la stessa temperatura dell’acqua, quando questa aumenta, aumenta il metabolismo degli organismi e quindi anche la loro richiesta di ossigeno. Purtroppo però l’ossigeno nell’acqua del mare diminuisce con l’aumentare della temperatura. Così le vongole muoiono. Perché non possono stare più di due o tre giorni senza respirare". Quando le vongole muoiono iniziano i fenomeni di putrefazioni, che consumano ulteriore ossigeno e uccidono gli altri microrganismi presenti e via via tutto quello che c’è nella zona. Ma questo accade solo nelle vicino alla costa, fino a circa 8 metri di profondità.

"Con le mareggiate l’acqua si rimescola - spiega Piccinetti -, a 1520 metri la temperatura è rimasta quella degli altri anni. Questo limita l’impatto negativo dell’innalzamento delle temperature. Purtroppo le acque si stratificano quando il mare è calmo e le acque più calde sono quelle che stanno più in superficie. Le più fredde vanno in profondità perché hanno una densità maggiore. Dietro le scogliere, verso riva, la circolazione è minore e abbiamo i problemi di brodo. Le alghe si sviluppano maggiormente con l’aumento della temperatura. Fino a 27° C vivono tranquille. Quando l’acqua aumenta muoiono. L’esempio è quello dell’insalata di mare che in questi giorni si stacca dagli scogli perché muore e va in disfacimento con ammassi a riva, creando l’acqua lattiginosa". Sebbene le vongole siano a rischio asfissia, da noi non c’è ancora un reale problema per la loro pesca perché la zona di pesca si estende da 4 metri di profondità (500 metri dalla riva) fino a 12 metri di profondità. "Se quelle a 5 metri soffrono, dagli 8 metri in poi stanno bene - spiega Tonino Giardini - per cui le vongolare vanno a pescarle più al largo. L’aumento delle temperature ha messo invece in ginocchio la produzione di vongole nel delta del Po che è il nostro diretto competitor". Lo conferma anche Copromo.