
Il prof Paride Dobloni, storico della Shoah e docente al liceo Torelli, ieri al Masetti
di Tiziana PetrelliMemoria e ricordi a confronto, per una giornata densa di narrazioni e documenti storici, illustrati con ironia e provocazione, rigettando il rischio di banalizzare il tutto attraverso lo strumento più facile e diretto della commozione. E’ stata una Giornata della Memoria diversa quella organizzata quest’anno dall’amministrazione comunale, che pur mantenendo il tradizionale consiglio comunale monotematico, lo ha spostato al cinema Masetti per coinvolgere una rappresentanza maggiore di studenti di tutte le scuole della città.
Alle 10 il presidente del Consiglio Francesco Cavalieri ha dato il via ai lavori, lasciando subito la parola al sindaco di Fano Luca Serfilippi, che ha evidenziato il valore civile e morale di questa giornata, e all’assessore alla cultura Lucia Tarsi, che ha sottolineato come la memoria non debba rimanere solo un tributo alle vittime, ma diventare una guida per affrontare le sfide del presente e del futuro. Per farlo, la Tarsi ha ricordato tutti gli stermini del XX secolo, mettendo in guardia sul rischio di rimuovere o ridurre la Shoah a una tragedia del passato che non ci riguarda più. Per lei "la memoria è un antidoto contro l’oblio, una difesa contro la banalizzazione e un monito che deve essere vivo, non solo commemorativo". Un intervento che si è contrapposto a quello della consigliera comunale Sara Cucchiarini, che ha sollevato dubbi su quell’approccio a questa celebrazione: "Oggi ricordiamo l’uccisione di 6 milioni di persone - ha detto -, prese nel calore delle loro case, come potreste essere voi. Perché siete ebrei, perché siete gay, perché avete problemi mentali. Questo oggi ricordiamo e non altro".
È stato poi il professor Paride Dobloni, storico della Shoah e docente al liceo Torelli, a parlare, con la sua consueta cifra stilistica fatta di ironia e provocazione, criticando la tendenza a raccontare la Shoah solo attraverso una narrazione emotiva e tragica. Secondo il professore, ridurre la Shoah alla sola lacrima rischia di banalizzare il suo significato e di stancare i giovani. "La memoria - ha sottolineato - non può essere solo un esercizio di pietà, ma deve diventare uno strumento di riflessione critica". E così l’intervento di Dobloni ha preso le mosse dalla storia locale, con un percorso che risaliva dai lager dello sterminio per arrivare ai 21 centri di internamento della provincia, testimoniati nei documenti storici (come quello datato 31 dicembre 1941 in cui dalla Questura di Pesaro si intima al Podestà di Urbania, di non ammettere a scuola il figlio di un internato) che evidenziavano l’escalation delle leggi razziali in Italia. Il professore ha anche fatto riferimento alle teorie pseudoscientifiche del filosofo francese Joseph Arthur de Gobineau, che aveva alimentato il razzismo che poi avrebbe portato alla Shoah.
La mattinata era iniziata alle 9, con una cerimonia di commemorazione in Comune, dove è stata deposta una corona in memoria dei giovani superstiti della Shoah ospitati a Fano tra il 1945 e il 1948, un capitolo raccontato ieri da Rosanna Lanternari, 80enne membro della comunità ebraica locale che ha visto l’intera famiglia sterminata ad Auschwitz.