Sempre più pesante la situazione della marineria fanese, dopo tre settimane di sciopero nazionale contro il caro gasolio. Privi di reddito e per ora con il minimo garantito dagli armatori (non più di mille euro al mese) i pescatori chiedono aiuto al Comune. "Abbiamo bisogno che l’amministrazione – spiega Daniele Capodagli motorista e tuttofare sul motopesca Monterei e marinaio da quattro generazioni – sostenga noi e le nostre famiglie (circa 35) con il pagamento delle bollette, degli affitti e dei mutui e con i buoni spesa". "Lavoreremo – assicura Seri - su due fronti: saremo al loro fianco nelle rivendicazioni al governo affinché il comparto sia messo nelle condizioni di lavorare. Ho già scritto una lettera ai sindaci di Pesaro, Ancona, Civitanova e San Benedetto per muoverci insieme alle nostre marinerie. E poi cercheremo, con gli strumenti a nostra disposizione, di fare qualcosa anche se ci vorrà tempo, mentre loro hanno bisogno subito".
La marineria fanese continua a non andare in mare, anche se a livello nazionale qualcuno comincia a vacillare. "Ormai ci siamo – prosegue Capodagli – faremo altri giorni di fame. Se tornassimo in mare ora sarebbe senza nessuna prospettiva per il futuro. Nonostante il nostro sia un mestiere durissimo, è sempre meglio andare in mare piuttosto che rimanere a terra con il magone". Sul caro gasolio Alessandro Ciavaglia, armatore e proprietario di imbarcazioni che fanno pesca d’altura, aggiunge: "Con gli attuali prezzi del gasolio è impossibile fare reddito. Ci sono imbarcazioni che in una settimana ne consumano 6mila 500 litri per un totale di 32mila euro al mese contro i 37-40mila euro che ricaviamo dal pescato. Tra spese di carburante, attrezzature, l’olio e le cambuse , il costo del gasolio ci porta via tutto il reddito".
an. mar.