Venti di guerra in Palestina, ansia per i pellegrini fanesi

Un gruppo accompagnato dal vescovo Trasarti ha concluso il viaggio in medio Oriente, malgrado la situazione esplosiva

Ansia per un gruppo di pellegrini in Palestina

Ansia per un gruppo di pellegrini in Palestina

Fano, 5 gennaio 2020 - Una partenza tranquilla per quanto si possano definire ‘tranquilli’ la Palaestina e i luoghi Santi. Poi... poi improvvisamente volano le bombe e dopo i razzi e i raid aerei volano le minacce e le ritorsioni, per cui la tranquillità si trasforma in preoccupazione, e per i più ansiosi, in angoscia. Ma il vescovo monsignor Armando Trasarti che ha accompagnato proprio a Gerusalemme e nei luoghi Santi, una cinquantina di giovani cittadini in pellegrinaggio "tutto è andato bene, tutto il viaggio è stato tranquillo", ha detto ieri pomeriggio appena sbarcato all’aeroporto di Fiumicino dopo un volo di un paio di ore. Che però la situazione non fosse particolarmente tranquilla lo si era capito dal fatto che tutta la carovana fanese aveva anticipato di un paio di ore – immaginando controlli accuratissimi – l’arrivo all’aeroporto Ben Gurion che si trova lungo la direttrice che da Tel Aviv arriva fino a Gerusalemme.

I giovani fanesi erano partiti sabato scorso e ad accompagnarli oltre al vescovo Armando Trasarti, anche don Stefano Carboni e don Marco Di Giorgio di Pesaro. Se il vescovo getta acqua sul fuoco, non della stessa opinione diversi genitori dei 53 ragazzi che hanno fatto parte di questa spedizione in Terrasanta, anche perché la televisione non sta parlando in questi giorni di una situazione proprio tranquilla e di venti di guerra lungo tutto il Medioriente.

Anzi. Il finale del viaggio è avvenuto in una situazione che definire delicata, è poco. Questo anche perché per visitare alcuni luoghi Santi, come la grotta della Natività a Betlemme, bisogna superare il muro che segna il confine tra i territori israeliani e quelli palestinesi. Per il primo pastore della città una settimana di preghiera e di raccoglimento, assieme ad un folto gruppo di ragazzi, lasciandosi alle spalle quella specie di palazzo dei Borgia che sta diventando, e non da oggi, la chiesa cittadina attraversata da veleni e da scritti anonimi. Perché proprio nei giorni scorsi è arrivata, indirizzata ai giornali locali e nazionali ed anche a un programma televisivo di inchiesta, una pesante missiva che parte dalle vicende legate a don Ruggeri, citato proprio dal vescovo, questa estate, nel corso di un discorso tenuto durante il festival "Passaggi".

Secondo attenti e molto introdotti osservatori della curia cittadina forse si è davanti ai veleni di qualcuno che non è stato designato per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Incarichi che vengono stabiliti direttamente dal vescovo. Insomma un posto pubblico deciso dalla Curia. E in un momento come questo una reazione scomposta ci sta tutta. Per altri settori del mondo cattolico cittadino non c’è di che meravigliarsi, anche perché negli ultimi anni di lettere anonime ne sono girate tante. L’autore delle lettera inviata ai giornali dice, in conclusione: "Non posso firmarmi perché ho ricevuto troppe intimidazioni". Per uscire dal palazzo dei Borgia, Trasarti è andato a meditare in Palestina.