La crisi Saipem fa tremare anche le Marche

Il colosso che progetta i gasdotti ha una sede a Fano con 700 dipendenti fra ingegneri e tecnici. Ko in Borsa, sindacati preoccupati

Cristian Fanesi è vice sindaco di Fano e anche ingegnere alla Saipem

Cristian Fanesi è vice sindaco di Fano e anche ingegnere alla Saipem

Fano, 28 febbraio 2022 - La Saipem, il colosso controllato dall’Eni che opera nel settore delle prestazione di servizi per il settore dell’energia e delle infrastrutture legate soprattutto al gas, ha fondamentalmente due basi operative: a Milano dove c’è la sede della ‘casa madre’ e la seconda a Fano dove sono attualmente dislocati 700 dipendenti, quasi tutti ingegneri e tecnici. La crisi finanziaria che ha colpito il gruppo, quotato in Borsa, sta mettendo in fibrillazione un po’ tutti i dipendenti: "Stiamo monitorando con molta attenzione la situazione per capire quali possano essere eventualmente i riflessi occupazionali sulla base fanese – dice Andrea Piccolo della Cgil –, perché si parla, anche se ancora in modo molto generico, di taglio dei costi. Le riunioni e le assemblee all’interno della sede fanese della Saipem, da quando è scoppiata la crisi, si stanno tenendo costantemente, in raccordo con Milano". Da aggiungere che sono scattate anche le incentivazioni all’uscita per una serie di dipendenti, quelli più vicini all’età pensionabile.

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"Certo che noi come amministrazione stiamo serguendo la vicenda – dice il vicesindaco di Fano Cristian Fanesi, ingegnere alla Saipem – perché vogliamo capire gli eventuali sviluppi anche perché la base cittadina di Saipem è molto importante per l’economia della città. E a questo proposito, proprio per capire la situazione, il sindaco Massimo Seri ha parlato con i vertici a Milano. Ci hanno dato rassicurazioni...". Prima di diventare Saipem, la base fanese era sotto il controllo della Snam Progetti, quindi sempre all’interno della galassia Eni. Un insediamento ‘spinto’ da Arnaldo Forlani nella sua provincia e che ha anche avuto 1400 dipendenti nei momenti migliori. Non solo questo perché ha prodotto anche ad una serie di gemmazioni che hanno dato vita ad a diverse società di ingineering con centinaio di dipendenti anche nella vicina provincia di Ancona. Per cui gli eventuali riflessi occupazionali sulla base Saipem di Fano potrebbero avere ripercussioni anche su altre società che collaborano con il grande gruppo nazionale. Ma è scoppiata la crisi, con la caduta in Borsa del titolo, che è passato da due euro ad un euro, il primo partito a lanciare l’allarme è stato quello di Fratelli d’Italia locale che ha subito messo sul piatto il problema della salvaguardia dei posti di lavoro nella sede fanese perché la società da subito ha parlato di ristrutturazione. Tra domani o dopodomani il problema della Saipem raggiunge anche la Regione perché si accinge a depositare una interrogazione urgente su questo delicato tema la consigliera del Pd Micaela Vitri muovendo quindi anche i vertici della regione, visto l’interesse che ricopre Saipem per il territorio questa società, non solo a livello locale. La Saipem di Fano è il braccio operativo del gruppo, per quello che riguarda la progettazione di grandi gasdotti, non solo per l’Eni, ma anche per altre grandi compagnie petrolifere internazionali. Nel corso degli ultimi anni per una serie di motivi legati non solo alla sicurezza del personale, ha dovuto lasciare un grande appalto con la Total di Monzabico per il pericolo dei guerriglieri ed altro si è fermato in Algeria.